ROMA - Provedel tra i pali, Lazzari e Romagnoli sulla linea difensiva, Cataldi in regia, Zaccagni sulla fascia sinistra, Immobile centravanti. Sei titolari su undici. La Lazio più italiana degli ultimi quindici anni ha schiantato l’Inter venerdì all’Olimpico. Ecco la svolta silenziosa di Sarri, deciso dallo scorso inverno a puntare sul talento indigeno chiedendo a Lotito di investire sui giovani, possibilmente di casa nostra. Almeno tre vantaggi, trascurati per troppo tempo dai club di Serie A: senso di appartenenza (fondamentale per aprire un ciclo), rapidità di inserimento, predisposizione superiore all’addestramento tattico.
Sul Podio
Neppure abbiamo considerato Matteo Cancellieri, subentrato nel finale a Felipe Anderson, e Nicolò Casale, l’ex difensore del Verona, seduto in panchina e ancora in attesa di esordio, altrimenti Sarri sarebbe arrivato a 8 italiani. Nella terza giornata del campionato di Serie A, chiusa ieri sera, soltanto il Monza ha impiegato più italiani (ben 10 su 11, unica eccezione il brasiliano Carlos Augusto) nel blocco dei titolari rispetto alla Lazio. Il Verona, il Sassuolo e la Sampdoria ne avevano 5, la Roma e la Salernitana 4 come l’Inter di Inzaghi (Bastoni, Barella, Gagliardini e Dimarco), la Cremonese e la Juve 3 e così via. Nel conto totale 70 italiani e 150 stranieri sui 220 giocatori scesi in campo dal primo minuto. Un bilancio complessivo per la Serie A sarà possibile realizzarlo a conclusione del mercato, controllando le liste, ma non è aumentata la platea degli azzurrabili a disposizione del ct Mancini. Anzi, siamo intorno al 30%.
Azzurrabili
Romagnoli in primis e Cataldi (in crescita) proveranno a riproporsi a breve per la Nazionale. Immobile, almeno per il prossimo biennio, sarà una certezza. Lazzari e Zaccagni, tornati indietro da Coverciano a inizio giusto, sollevando non poche perplessità a Coverciano, difficilmente verranno riconvocati a breve. Provedel deve prendersi la Lazio, poi forse con calma proverà a inserirsi nel vuoto creato dietro Donnarumma. Cancellieri, invece, ha bisogno di crescere e di giocare. Le aspettative nei suoi confronti sono elevate, anche se il ct lo considera esterno d’attacco, non centravanti. Anche nel giro dell’Under 21 esprimono interesse e preoccupazione per il suo percorso.
Champions
Di sicuro la Lazio in orbita Champions può entrare grazie al blocco degli italiani. Per trovarne cinque o sei titolari fissi, bisogna tornare indietro alla prima gestione Reja, subentrato a Ballardini: Biava, Brocchi, Mauri, Rocchi e Floccari erano dei punti fermi nel 2009/10 e della rosa facevano parte anche Firmani, Foggia, Stendardo, Siviglia e Berni. Nel 2006/07 la Lazio di Delio Rossi e Walter Sabatini chiuse al terzo posto e si qualificò ai preliminari di Champions grazie a un blocco italiano di spiccata personalità. Peruzzi, Ballotta e Berni i tre portieri. Di quella squadra erano protagonisti Oddo (ceduto a gennaio al Milan), Zauri, Siviglia, Rocchi, Stendardo e Mauri. Si affacciava De Silvestri dalla Primavera e in organico Delio contava su alternative preziosissime come Firmani, Foggia, Belleri e Baronio. Tra le alternative a Rocchi e Pandev, le punte di diamante, figuravano Simone Inzaghi e Tare, che un paio d’anni dopo (con l’addio di Sabatini) sarebbe diventato direttore sportivo, accelerando nel tempo la deriva societaria verso gli stranieri. Negli ultimi anni, senza contare i Primavera inseriti in lista per rispettare le norme Uefa, la Lazio di solito non aveva mai superato i quattro o cinque italiani. Magari più costosi, mai sbagliati. Romagnoli, laziale di nascita, ha coronato il suo sogno e ha preso il posto di Acerbi, acquistato nel 2018. Quando De Vrij prese la strada dell’Inter, sembrava non ci fosse un domani. E invece...