ROMA - Non ci sono parole, in questi casi si dice sempre così. Non ci sono parole per celebrare e (forse) salutare Sergej Milinkovic. Un piedistallo, lo meriterebbe a Formello, nell’Olimpico laziale. Appartiene ad un altro mondo di giocatori, ai fuoriclasse. E’ il miglior talento laziale che abbiamo avuto la fortuna di ammirare negli ultimi anni, tutti quanti. La stazza, la fibra, la gamma balistica da tuttocampista, gli assist, i gol, le prodezze. Milinkovic è un concentrato purissimo di classe, tecnica e fantasia dentro un fisico straripante. Sono indimenticabili i 7 anni di Sergej, giocando e inventando, lottando contro tutti da vero Sergente. Il ricordo del suo arrivo a Roma, scappando da Firenze, si scioglie nell’emozione di quest’ultima partita col Verona. Forse davvero l’ultima della sua avventura biancoceleste. L’ha vissuta in trincea, cercando il gol in tutti i modi. Da oggi in poi sarà il mercato a decidere il futuro del miglior centrocampista della serie A (11 assist, 11 gol). E’ andato via in silenzio, senza parlare.
Leiva
Applausi per Milinkovic. Standing ovation per Leiva. Sorridente, emozionato. Lucas ha salutato un Olimpico da record. Dopo 10 anni di Liverpool, i 5 anni di Lazio: «Quest’ultima settimana è stata molto difficile. Ho iniziato a pensare ai ricordi avuti con questa maglia, in questa città, con i compagni. Sono contento, felicissimo, ho la sensazione che ho dato tutto, sempre. Lo stadio pieno per i saluti, non potevo chiedere di più. Mi auguro che la Lazio continui ad essere una grande squadra. Noi calciatori purtroppo siamo di passaggio, la società continuerà con altri giocatori e con i suoi tifosi. Mi auguro che si faccia ancora meglio il prossimo anno». Leiva ha ricordato la prima vittoria: «In Supercoppa fu speciale, ho iniziato con un trofeo, vincendo all’ultimo». Passa Radu accanto a Leiva, non si ferma («Sono emozionato»): «Il Boss mi ha chiamato quando giocavo a Liverpool - ha ricordo Leiva - mi ha detto “dai, vieni qui, troverai una famiglia, una squadra unita". E’ stato importantissimo, è stato al mio fianco, mi ha aiutato a inserirmi velocemente. Devo ringraziare anche lui, un altro amico-fratello che il calcio mi ha dato, lo porterò nel cuore. La Lazio, Roma, i compagni, questo mix mi ha fatto sentire a casa. E ho vissuto i migliori anni di calcio con questa maglia». Peccato per lo scudetto sfiorato: «La pandemia non ci ha aiutati, abbiamo perso il momento buono, ci sono stati infortuni. Rimane il ricordo». Ha ringraziato i tifosi: «Dico grazie a tutti, la mia famiglia è innamorata di Roma. Per i tifosi non ho parole, molti sono diventati veri amici. Ho provato a dare tutto, da adesso sarò un altro tifoso della Lazio, sperando continui questa crescita. Lo merita. Tornerò all’Olimpico a vedere le partite».
Pedro
Il nono gol in A, dieci totali. E’ lo score di Pedro: «Una buona cifra. Dopo Natale ho subito tanti infortuini. Le idee che vuole Maurizio (Sarri, ndr) le abbiamo applicate, ora puntiamo alla Champions. Questa squadra può farlo». Ha festeggiato mimando l’aquila, sotto la Nord: «Uno stadio speciale». L’addio di Strakosha: «Avrete sempre un tifoso in più, vado via un po’ a malincuore. Spero di essere stato di ispirazione, si può partire dalle giovanili e arrivare in Champions».