Juve, ecco come si è arrivati allo spionaggio: l'ombra sull'inchiesta Prisma

Fughe di notizie, accessi abusivi e talpe: ecco come la Juventus è finita al centro dello spionaggio
Giorgio Marota

C ’ è un’ombra fatta di sospetti, inquietudini, complotti e veleni che dall’indagine sul dossieraggio abusivo si propaga fin dentro i meandri dell’inchiesta Prisma. Con la Juventus, suo malgrado, al centro di tutte le mappe. Ieri raccontavamo degli accessi illegali alle banche dati che puntavano sugli affari del club bianconero, ad opera degli stessi soggetti indagati per la creazione di dossier artificiosi contro vip e politici; persone che, secondo gli inquirenti, avevano l’abitudine di intrufolarsi nei conti correnti di vari soggetti in momenti particolarmente delicati per la vita societaria come nella circostanza della fuga in avanti sulla Superlega (dossier Agnelli), del cambio di allenatore (dossier Allegri) o del possibile addio di una star (dossier Ronaldo). Il pm Laudati e il finanziere Striano, ad esempio, secondo quanto viene riportato dal pm di Perugia Cantone andavano alla ricerca di eventuali prove di reati per poi allarmare i loro superiori e convincerli ad aprire fascicoli su soggetti non attenzionati alle forze dell’ordine, facendo partire una conseguente macchina del fango alimentata da media compiacenti. L’avrebbero fatto con centinaia di persone, incluso il presidente della Figc, Gabriele Gravina, nel suo caso mentendo anche sull’innesco all’attività investigativa.


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Zone d'ombra

Ma torniamo alla Signora. Cosa avrebbero in comune le intercettazioni tra i dirigenti sulle attività di mercato (quelle che corroborarono la tesi della Corte d’Appello federale del “sistema volto ad alterare la competizione sportiva”) che venivano sparse come polvere di stelle nei giorni più intensi dell’attività investigativa sui conti della Juve e la fuga di notizie sull’esame-farsa di Suarez per ottenere la cittadinanza italiana? E quale legame potrebbe esserci tra le plusvalenze (giudicate fittizie) e gli spionaggi a orologeria nei confronti di Agnelli il giorno dopo l’adesione al progetto Superlega, di Allegri una settimana dopo la firma del contratto e di Ronaldo in concomitanza con la sua scelta di lasciare la Continassa? Secondo alcuni dei soggetti coinvolti nel processo Prisma, quello che ha portato alla lunga sequela di processi e sentenze fino al -10 in classifica nel 2022-23, esisterebbe un legame tra questa vicenda e il corposo materiale sul dossieraggio abusivo al vaglio degli inquirenti umbri. Dubbi alimentati anche dalla decisione di settembre della Corte di Cassazione, la quale ha dichiarato l’incompetenza del tribunale e della procura di Torino in merito all’inchiesta Prisma, ordinando la trasmissione degli atti al pubblico ministero presso il tribunale di Roma (sede della Consob) e facendo ripartire da capo l’intera macchina della giustizia ordinaria. Se chi aveva indagato non era competente, su quali basi si sarebbe poggiato l’intero castello accusatorio? È la domanda che in casa Juve ricorre sempre più spesso. E se la fanno soprattutto coloro i quali hanno pagato in termini di reputazione e squalifiche sportive.


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Punti in comune

Qualcuno, maliziosamente, vede un modus operandi comune su due vicende apparentemente distinte: ad esempio, la possibile presenza di talpe all’interno degli organi inquirenti (fatto messo nero su bianco nella vicenda Suarez) che potrebbero aver agito con l’intenzione di creare nocumento al club bianconero. E anche l’orizzonte condiviso potrebbe apparire in qualche modo simile: in entrambi i casi (Perugia e Torino) sono state create, legittimamente o meno, le condizioni affinché Agnelli, il suo Cda e gran parte della vecchia governance facessero un passo indietro. Quasi impossibile dimostrare tutto ciò dal punto di vista giuridico, eppure lo spionaggio a orologeria abbinato all’uragano Prisma lascia aperte tante domande che i magistrati tenteranno di approfondire.


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C ’ è un’ombra fatta di sospetti, inquietudini, complotti e veleni che dall’indagine sul dossieraggio abusivo si propaga fin dentro i meandri dell’inchiesta Prisma. Con la Juventus, suo malgrado, al centro di tutte le mappe. Ieri raccontavamo degli accessi illegali alle banche dati che puntavano sugli affari del club bianconero, ad opera degli stessi soggetti indagati per la creazione di dossier artificiosi contro vip e politici; persone che, secondo gli inquirenti, avevano l’abitudine di intrufolarsi nei conti correnti di vari soggetti in momenti particolarmente delicati per la vita societaria come nella circostanza della fuga in avanti sulla Superlega (dossier Agnelli), del cambio di allenatore (dossier Allegri) o del possibile addio di una star (dossier Ronaldo). Il pm Laudati e il finanziere Striano, ad esempio, secondo quanto viene riportato dal pm di Perugia Cantone andavano alla ricerca di eventuali prove di reati per poi allarmare i loro superiori e convincerli ad aprire fascicoli su soggetti non attenzionati alle forze dell’ordine, facendo partire una conseguente macchina del fango alimentata da media compiacenti. L’avrebbero fatto con centinaia di persone, incluso il presidente della Figc, Gabriele Gravina, nel suo caso mentendo anche sull’innesco all’attività investigativa.


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