Juve, come sta Vlahovic: ora è allarme

L’attaccante serbo va ko contro la Danimarca: rischia di saltare le prossime partite per un problema ai flessori
Giorgio Marota
4 min

TORINO (dall'inviato) - Prima il mal di pancia, poi lo strappo. Il primo metaforico e legato all’impiego tattico nella Juve, l’altro tremendamente fisico e reale. Il corpo di Vlahovic, martoriato dalla fatica di un calendario folle, ieri sera ha detto basta. Al minuto 88 di Serbia-Danimarca, nel gelo di Leskovac, il centravanti ha sentito tirare il flessore della coscia sinistra: un dolore lancinante, il gesto della mano come a voler dire «mi sono strappato», poi le mani nei capelli mentre i membri dello staff medico lo portavano fuori dal campo sotto braccio. Scene da film horror nella nebbia. Commentate nella notte con una frase eloquente: «Mi dispiace, ho sentito dolore e non sto bene». In questa stagione Dusan non era mai andato in nazionale, pur vivendo una sorta di tour de force in bianconero. Ieri la sentenza: la Juventus ha perso l’unico centravanti in rosa, dovendoci rinunciare per la sfida al Milan di sabato, per quella all’Aston Villa di mercoledì prossimo e, quasi certamente, anche per le gare contro Lecce, Bologna, City e Venezia. Motta lo stava gestendo con il contagocce sostituendolo puntualmente al 70’, forse intuendo la pericolosità di sovraccaricare troppo quei muscoli. Al ct Stojkovic non è importato: quei 180 minuti in 72 ore sono stati come la kryptonite. Stamattina l’attaccante volerà a Torino per le visite: la speranza di Thiago è che la diagnosi non superi il mese di stop.

Vlahovic, tensioni e polemiche

Per il centravanti erano stati giorni di tensioni e polemiche. Sabato, dopo il pareggio con la Svizzera, si era tolto un macigno dallo scarpino: «È più semplice per me giocare insieme a un altro attaccante - le sue parole - Mitrovic ingaggia tanti duelli, fa la sponda e mi apre spazio: così posso sfruttare al meglio le mie caratteristiche». Nulla di strano, in teoria, se non fosse che a Torino un’altra punta non c’è. Nonostante la consapevolezza di vivere in una situazione di emergenza, l’attaccante aveva voluto comunque affondare il colpo, spedendo anche un messaggio a Thiago: «Stojkovic mi ha liberato dai compiti difensivi. Quando presso e rincorro gli avversari, poi rischio di arrivare stanco e meno lucido in fase di finalizzazione».

Vlahovic-Juve, il rinnovo è in bilico

Il periodo di riposo forzato coinciderà con l’ennesimo incontro (il quarto) tra il dt Giuntoli e l'agente Ristic: Vlahovic ha un accordo fino al 2026 e la Juve intende abbassare il suo stipendio da 12 milioni netti (23 lordi) fuori dai parametri di sostenibilità; lui non gradisce la proposta di un prolungamento al 2028 con decurtazione di un terzo, da 12 a 8, e potrebbe anche decidere di andare a scadenza. La cessione è la terza via. Vlahovic, 9 gol in stagione, non ha un erede. Al suo posto, recentemente, sono entrati Weah e Conceiçao, mentre in altre circostanze a raccogliere il testimone erano stati Adzic e Mbangula, anche loro presi per fare un altro mestiere. Milik non è mai stato nel gruppo a causa della doppia operazione al ginocchio e Nico fin qui è stato disponibile solo per 300 minuti. Il campanello d'allarme suona in vista di gennaio, perché l'attacco è l'altro reparto da rifare oltre alla difesa a prescindere da quanto Vlahovic impiegherà per recuperare. Beto dell'Everton e Lucca dell'Udinese i profili sondati da Giuntoli, in attesa di trovare il pertugio giusto per convincere David a trasferirsi a giugno.


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