Per dieci mesi mi hanno frantumato i cabasisi sostenendo che la Juve di Allegri fosse da scudetto, nonostante in estate avesse acquistato soltanto Weah jr e richiamato Cambiaso, prima di perdere Pogba e Fagioli, uno per doping e l’altro per scommesse. Ora, dopo un terzo posto, una coppa Italia, la qualificazione alla SuperChampions e l’accesso al Mondiale Club e alla Supercoppa Italia, da Bologna via Cascais arriva Thiago Motta, e che fa? Per avviare il nuovo ciclo e provare a far meglio del predecessore, ne cambia - o chiede di cambiarne – cinque o sei. Su undici.
Ma come? E la Juve da scudetto di Max? Rottamata, almeno nelle intenzioni: via Szczesny, ma solo perché costava troppo e con i piedi non vale Di Gregorio (a me continuano a piacere i portieri bravi con le mani); via anche McKennie, Iling-Junior e possibilmente Miretti e Chiesa. E dentro? Di Lorenzo (ma Conte non ci sta), Calafiori per Gatti (ma il Bologna non ci sta), Douglas Luiz per Locatelli (quest’ultimo può far parte della mediana a due), e Greenwood, e Koopmeiners, e possibilmente Zirkzee, tanto caro a Thiago. Se andasse tutto a dama, dei titolari sopravviverebbero Bremer, capitan Danilo (forse), Vlahovic e Cambiaso. Di Kostic non si hanno ancora notizie certe.
Bravissimo TM, Thiago Motta, è così che si fa: l’allenatore ambizioso deve incidere sulla costruzione della squadra, se sta a guardare e tace prima o poi la paga. A meno che il ds di garanzia non si chiami Sartori. O Ausilio, oppure lo stesso Giuntoli, alla prima vera sfida personale in un top club senza il cappello di De Laurentiis: l’anno scorso fu liberato a luglio e a Torino gli consegnarono un portafoglio vuoto.
E la generosa Next Gen valorizzata dal livornese? Mi riferisco a Barrenechea, Soulé, Nicolussi Caviglia, Nonge: sono tutti pronti a volar via per esigenze di cassa. Come tanti cherubini. Illustrando il proprio programma tecnico Motta ha indirettamente "riabilitato" l’ultimo Allegri, quello che secondo acuni avrebbe disimparato a vincere e che - aggiungo - non ha certo bisogno di riabilitazioni.
Dimenticavo: il primo a essere convinto che la Juve 2023/24 non fosse da scudetto era proprio Cristiano Giuntoli, uno che di dinamiche e valori calcistici ne sa assai più di tanti talent della parola, abituati a babbiare.