È fondamentale trattare tutti nello stesso modo, il capocannoniere della squadra come l’ultimo dei cambi.
Questo semplicissimo e solo apparentemente scontato principio di gestione di una squadra lo trovate stampato a pagina 131 di “È molto semplice”, il libro di appunti di Massimiliano Allegri, l’allenatore che - secondo alcuni artisti dell’opinionismo di strada, finger thoughts - non sa far giocar bene.
A Frosinone il concetto a lui caro Max l’ha trasferito di nuovo dalla carta al campo e così il diciottenne Kenan Yildiz ha fatto coppia in attacco con Milik, mentre Vlahovic, il capocannoniere potenziale, è rimasto in panchina per tutto un tempo. Yildiz ha naturalmente segnato il gol d’apertura dopo meno di un quarto d’ora per la gioia del tecnico e di chi ha investito idee e energie nella Next Gen (Cherubini, Manna) consegnando all’istinto di Acciughina Barrenechea, Huijsen, Soulé, Fagioli, Miretti, Iling-Junior, Barbieri, Nicolussi Caviglia e, appunto, il giovane turco di Regensburg, Ratisbona, città natale di Walter Röhrl (chi ama i rally sa di chi parlo).
La Juve di Natale ’23 ha solo 3 punti in più rispetto a quella dell’anno precedente e i giudizi sul lavoro del tecnico livornese sono cambiati pochissimo. Il calcio è il paradiso in terra dei pregiudizi, delle etichette, dei luoghi comuni e allora fa figo ripetere che Vlahovic non segna come a Firenze perché là riceveva più palloni da una squadra molto propositiva e che la Juve subisce pochi gol perché alza dei muri quasi invalicabili e gioca spesso il calcio all’indietro.
L’estate scorsa, chiacchierando in un bar della Versilia (casuale) Allegri mi stupì con questa battuta: «Se mi chiedessero come si fa l’allenatore non saprei cosa rispondere. Lo studio, la tattica, lo spartito, tutte quelle belle cose che voi giornalisti vi raccontate addosso sono il dieci per cento del lavoro. Allenare, soprattutto a certi livelli, vuol dire assumersi continuamente delle responsabilità, ma anche conoscersi e seguire gli impulsi che vengono da dentro, affrontare e risolvere le situazioni, molte delle quali già viste o vissute. Bisogna saper dominare calcoli e cautele, per questo parlo spesso di istinto ragionato». Quando l’istinto è invece puro si può assistere a scene come quella dei minuti finali dello Stirpe, Max che salta come uno scimpanzé urlando di tutto ai suoi.
PS 1. Buon Natale ai lettori di questo prestigioso quotidiano che tra pochi giorni entrerà nel suo centesimo anno di vita. Spero che la vostra sia una Superfesta e che possa precedere un Superanno. Trascurate i social, se potete, guardate in faccia il prossimo, non uno schermo. Dimenticavo: e non sputate mai nel piatto in cui avete mangiato per anni. Certo che peggio di chi sputa nel piatto in cui ha mangiato c’è solo chi sputa nel piatto dove vorrebbe mangiare ma non può.
PS 2. Da bolognese, amo una squadra da pelle d’oca.