L’Udinese aveva illuso, il Bologna ha tolto il velo. È il centrocampo il ventre molle della Juve. Non ingrana come dovrebbe e, quando ingrana, va a corrente alternata. Certo, sarebbe troppo facile dire che si stava meglio quando si stava peggior, che un conto, sia detto con massimo rispetto parlando, è il reparto allineante Locatelli, Rabiot, Weah, Fagioli e Cambiaso, un’altra è la nostalgia canaglia che assale i tifosi rimuginanti i tempi d’oro, di Pirlo, Vidal, Marchisio, Pjanic, Pogba. Quello prima del ritorno a Manchester perché oggi Paul non è ancora ritornato il Polpo e si spera sia soltanto una questione di tempo.
Juve, un cantiere aperto
La verità è che la Nuova Juve è un cantiere aperto, con il cartello lavoro in corso bene esposto e scritto a caratteri maiuscoli. E tre sono gli uomini che possono farla girare: Locatelli, che all’Europeo fece sfracelli, ma da quando è diventato bianconero non è più tornato sui livelli del 2021 e l’indifferenza di alcuni tifosi è tanto ingenerosa quanto improvvisa, poiché l’azzurro avrebbe bisogno di sostegno totale. Il secondo è Rabiot, cannoniere sorpresa nella passata stagione, convinto a rimanere a Torino dopo lungo corteggiamento a Madame Véronique che aveva altri piani (inglesi), non ancora al cento per cento della condizione. Il terzo uomo è Cambiaso, salutato dall’ovazione della critica a Udine, frettolosamente ridimensionato dopo il Bologna. La verità sta nel mezzo e il vero acquisto mancante alla Juve e ad Allegri non è reperibile sul mercato. Si chiama Tempo, indispensabile per costruire un centrocampo che funzioni, terribilmente ridotto per un allenatore e una squadra che in una settimana sono passati dai peana friulano alle frecciate dello Stadium. Tanto prima la Juve capirà che alla Continassa si deve fare in fretta e bene quanto prima il fantasma della passata stagione svanirà.