Juve, un passo indietro; Bologna, due passi avanti. E se non fosse stato per la sesquipedale cantonata di Di Bello (quando gli arbitri capiranno che, in caso di dubbio, devono sempre andare davanti al video, sarà sempre troppo tardi), i rossoblù avrebbero avuto quel rigore netto negato da un arbitro insipiente. Ciò detto, rispetto a Udine i bianconeri hanno steccato il primo tempo, irretiti dalla splendida prova della squadra di Motta, tatticamente disposta ad arte, solida e compatta, mai in soggezione degli avversari.
Vlahovic salva la Juve, Chiesa non è pimpante
La fiammata della ripresa è servita per pareggiare grazie a Vlahovic, al secondo gol di fila e incurante della rete precedentemente annullata per fuorigioco di Rabiot. Tuttavia, il finale è stato tutto di marca emiliana e alla Juve è andata pure bene. L’aggressività, la carica agonistica, le verticalizzazioni mostrate in Friuli, a Torino si sono viste poco e male, a conferma che il cantiere di Allegri inalbera ancora il cartello dei lavori in corso. Certo, rispetto alla sfilza di cattive partite di pessimo gusto, sciorinata nella stagione delle diciassette sconfitte, i progressi di gioco ci sono, epperò sono ancora solo sprazzi di ciò che la Juve dovrebbe fare e che i tifosi vorrebbero finalmente vedere nell’anno senza coppe. Soprattutto, è la manovra di centrocampo a peccare di scarsa fluidità, con una mediana a corrente alternata e un reparto incapace di assicurare sempre a Vlahovic i palloni di cui ha bisogno. E se Chiesa allo Stadium non è pimpante come una settimana prima, l’attacco s’inceppa. Per contro, Motta ha azzeccato ogni mossa, a cominciare da Orsolini schierato a sinistra, con l’ottimo Ndoye a fare da contraltare; Ferguson che, dopo gli otto gol del primo campionato in A, subito ha ricominciato a segnare mentre Zirkzee è stato strepitoso, sia in fase di costruzione sia in ripiegamento per aiutare la difesa.
Pogba in ritardo di condizione
Pogba, invece, ha giocato l’ultima mezz’ora, recupero compreso e ha dato il via all’azione del pareggio, ma è in evidente ritardo di condizione. Allegri è il primo a esserne consapevole, la partita con il Bologna ha confermato che la Juve deve fare tre cose: lavorare, lavorare e ancora lavorare. Le buone intenzioni ci sono, l’applicazione pure, il problema è che quando ti ritrovi davanti una squadra così bene organizzata qual è il Bologna di Motta, le buone intenzioni e l’applicazione non bastano per vincere. Consoli il tecnico la forma crescente di Vlahovic (e meno male che non è stato venduto), coniugata alla smania di recuperare il tempo perduto. Questo stato d’animo fa onore al serbo, per il quale ogni gol segnato vuole essere la plastica dimostrazione che la Juve è sua e alla Juve intende rimanere a lungo. L’importante è che la gestazione del nuovo gioco non richieda tempi lunghi, anche perché i bianconeri non se lo possono permettere. Soprattutto in questo che deve essere l’anno della grande rivincita. Vietato fare i gamberi.