È la squadra che cambiando di meno è cambiata di più. Un solo acquisto vero, Weah, un altro debuttante, Cambiaso, e tutto il resto è identico all’anno scorso. Tutto il resto tranne la testa. Quella è nuova, nuovissima. Così la solita Juve al suo esordio al Friuli è diventata un’altra Juve. Quante volte nella stagione scorsa l’avevamo vista occupare la metà campo avversaria con la faccia cattiva? Mai o quasi mai. Ecco, ieri il primo gol, arrivato dopo un centinaio di secondi, è nato sì da un errore del basco Zarraga, ma per la pressione di Rabiot una ventina di metri prima dell’area friulana, poi lo scatto di Vlahovic e la sparata di Chiesa. A quell’attacco rapido, istintivo e rabbioso hanno partecipato quattro bianconeri, i tre citati più Miretti. Non è stato un caso, ma un’azione pensata.
Un’altra faccia, un altro spirito, un’altra voglia, quella di dimostrare che la Juve è stufa di recitare da comparsa nel campionato italiano, ma vuole riprendersi la scena da protagonista. È una squadra che ora gioca insieme, come non sempre accadeva un anno fa, quando si rintanava nella propria metà campo in attesa di un unico momento propizio. Ora va a cercare quel momento, lo provoca, non lo aspetta. Si muove perfino con armonia, con una qualità di giocate un tempo sconosciuta. Alla fine del primo tempo era già 3-0 e i meriti della Juventus erano evidenti perché di fronte aveva una squadra viva, reattiva, seppure incapace (grazie al lavoro duro del centrocampo juventino) di organizzare una reazione efficace. Con tre gol di vantaggio, la vecchia Juventus di Massiliano Allegri avrebbe gestito, stavolta la nuova Juventus di Massimiliano Allegri ha continuato ad attaccare per un’ora buona e a inizio ripresa è andata vicinissima al 4-0. Poi la fatica ha consigliato di abbassare il ritmo e ha lasciato un po’ di spazio all’Udinese, arricchita dall’inserimento del suo giocatore di maggior qualità, Samardzic. Se la Juve andrà avanti così lo capiremo presto, ma l’assenza dalle coppe aiuta questo cambio di passo, di ritmo e di mentalità, non ci saranno energie da risparmiare per la partita tre giorni dopo, si può spendere tutto nei 90-100 minuti del campionato. E poi c’è il vantaggio dell’età. Ieri Allegri ha fatto giocare tre ragazzi del 2000 (Cambiaso, Vlahovic e Weah), uno del 2001 (Fagioli), due del 2003 (Iling-Junior e Miretti) e uno del 2005 (Yildiz), dai giovani si può pretendere quanto meno forza, corsa e ritmo.
Juve, la nuova testa e il vero Chiesa
Di nuovo in questa squadra c’è un giocatore che ha un’altra testa e, come aveva spiegato il suo allenatore, anche una gamba nuova: Federico Chiesa. Per ora la coppia ricorda i tempi della Fiorentina, Chiesa e Vlahovic, un gol a testa. Non sappiamo se resterà così o se Chiesa fra qualche giorno farà coppia con Lukaku, ma di sicuro è un giocatore che ha ritrovato il meglio di se stesso dopo una stagione problematica. Comunque per lui, per il suo tipo di gioco, tutto strappi e fughe, non farà tanta differenza trovarsi al fianco del belga o del serbo. Si erano già presentati Osimhen e Lautaro Martinez, si stava presentando anche Ciro Immobile, la coppia della Juve doveva rispondere per forza. E così è stato.
Ha sorpreso, ma fino a un certo punto, la personalità di Cambiaso che ha spinto assai più di Weah, forse impegnato in questo suo debutto italiano a capire le dinamiche del calcio che ha da poco iniziato a frequentare. Ha cercato soprattutto di non sbagliare, ma è rimasto ai margini e Allegri lo ha sostituito alla fine del primo tempo. Tanto di nuovo c’era già la squadra...