TORINO – Da dicembre a dicembre, quella che doveva essere la nuova Juve è già storia. E la prossima, ancora non c'è. Un anno fa: da pochi mesi era tornato Allegri e se n'era andato sbattendo la porta Cristiano Ronaldo. La rifondazione era appena iniziata e passava dalla strana staffetta Dybala-Vlahovic, prima di una serie di manovre necessarie per allestire una squadra in grado di tornare a vincere per celebrare il centenario di proprietà della famiglia Agnelli. Le idee sembravano chiare, con Andrea Agnelli presidente e Arrivabene ad, con nuovi volti da mettere in copertina. Oggi di quella Juve pensata e almeno in parte ricostruita, non c'è quasi più nulla: il 28 novembre 2022 è finita l'era Agnelli, ma la prossima marchiata John Elkann ha ancora troppi punti interrogativi. Ad Allegri la missione di trasformare la Juve in una squadra in grado di isolarsi e raggiungere i propri obiettivi, almeno quello della qualificazione in Champions. Ecco, questo non è cambiato: mentre la Juve è chiamata a difendersi su ogni fronte, un duro colpo è stato incassato dalla Superlega e ai soldi della Champions non si può proprio rinunciare.
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Inverno
Un anno fa si stava ritarando un progetto tecnico, in un contesto che vedeva l'inizio dell'inchiesta Prisma da parte della Procura di Torino ma anche un nuovo aumento di capitale da 400 milioni per curare gli effetti della pandemia. L'accordo con Dybala per il rinnovo di contratto con ingaggio da 9,2 milioni era stato congelato aspettando Antun e i suoi tempi burocratici, la Juve in realtà aveva già cambiato idea. Il 9 gennaio l'infortunio di Chiesa imponeva di accelerare la rifondazione, la Champions era a rischio. Così è stato anticipato il colpo Vlahovic, con lui anche Zakaria, vanno via Ramsey, Bentancur e Kulusevski. Il rinnovamento consente ad Allegri di trovare continuità in campionato, ma gli infortuni non gli danno tregua e quando è ancora inverno, il 16 marzo, arriva pure l'eliminazione dalla Champions agli ottavi con il Villarreal.
Primavera
Passano pochi giorni e si consuma ufficialmente la rottura con Dybala, è il 21 marzo, primo giorno di primavera. Il 3 aprile la Juve perde in casa con l'Inter tra mille proteste per le decisioni arbitrali, addio a uno scudetto mai vicino. Il 15 aprile arriva l'assoluzione sul piano sportivo per il caso plusvalenze. Il 12 maggio sempre con l'Inter arriva una bruciante sconfitta nella finale di Coppa Italia (dopo quella di gennaio in Supercoppa): zero trofei, dopo dieci anni. Strada facendo salutano Bernardeschi, Chiellini, Morata. A bocce ferme si opera pure Vlahovic per contrastare la pubalgia che mesi dopo diventerà un caso.
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Estate
La stagione finisce, sul mercato si punta a un instant team. Torna Pogba, viene convinto Di Maria: Allegri pensa di costruire la squadra attorno a loro, non potrà farlo. Anzi, la controversa gestione da parte dello stesso Pogba del post-infortunio si protrarrà ancora fino al 2023. E Di Maria quasi non si vedrà. Pure De Ligt diventa un caso, chiede e ottiene la cessione: al suo posto Bremer con Gatti. Il mercato si conclude con i piani B che portano a Kostic e Milik, l'ultimo ad arrivare è Paredes ma sarà un flop, in extremis ci si libera di Arthur e Zakaria. In realtà sarebbe stato venduto anche Rabiot allo United, mamma Veronique fa saltare l'affare e per Allegri è stata una benedizione. C'è una Juve nella testa di Max, diventerà la «Juve virtuale». Perché pure Chiesa tornerà solo a novembre.
Autunno
I risultati non arrivano, la Juve tocca il fondo ad Haifa, lo stesso Agnelli in quell'occasione parla di «vergogna». Gli infortuni sono una costante, in Champions arriva l'eliminazione con appena 3 punti, solo in extremis Allegri trova la soluzione in campionato con una squadra senza stelle e ricca di giovani, Miretti e Fagioli sono i simboli di quello che funziona, Danilo e Rabiot i nuovi leader, quelli vecchi non incidono più a cominciare da Bonucci. Il 24 ottobre la Procura di Torino notifica la chiusura delle indagini, il 28 novembre si dimette Agnelli con tutto il CdA, poi arriva anche la richiesta di rinvio a giudizio per lui, la Juve e altre 11 persone. Già operativo il dg Scanavino, il 18 gennaio 2023 inizierà la presidenza Ferrero alla guida di un governo tecnico che dovrà portare la Juve fuori dalla tempesta, tutta la società verrà azzerata: impazza il totonomi da Del Piero a Marotta, le partite più importanti non saranno sul campo, negli ambienti finanziari rimbalzano persino voci di vendita futura o di possibile ritiro dalla Borsa. E il calcio? Allegri guiderà una squadra senza certezze: Rabiot, Di Maria, Cuadrado, Paredes e non solo loro sembrano destinati ad andare via, in tanti guardano al mercato. Persino Vlahovic: come a chiudere un cerchio, un anno fa era lui il simbolo della nuova Juve al posto di Ronaldo e Dybala. Una nuova Juve che ora è già vecchia. E che il 24 luglio festeggerà i cento anni di proprietà Agnelli.