La prima immagine è uno stadio mezzo vuoto e quasi senza voce, senza cori, senza canti. Un’immagine triste, desolante. Ogni tanto qualche "ooooh" accompagnava Inter-Atalanta che si giocava in Arabia per i soldi, ma per una partita del genere San Siro sarebbe stato pieno, così come lo stadio di Bergamo. Le emozioni della gente non hanno posto nel cuore arido e avido dei nostri dirigenti, conta solo il portafoglio e l’Arabia è generosa. Avanti così, spremere la mucca finché ha latte.
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Anime differenti per Inter e Atalanta
Come gioco, la prima semifinale di Supercoppa è stata divertente, con tante occasioni, la stragrande maggioranza dell’Inter che ha chiuso il primo tempo sullo 0-0 solo per le prodezze di Carnesecchi e gli errori di precisione dei suoi attaccanti. Le due squadre erano animate da idee differenti: Inzaghi voleva anche questo trofeo, Gasperini un po’ meno. Tutti titolari nell’Inter, diversi giocatori impiegati di meno in stagione (giocatori che, per la qualità, sarebbe comunque sbagliato definire riserve) nell’Atalanta, da Scalvini a Samardzic, da Zaniolo a Brescianini. L’Inter sa per esperienza diretta che vincere aiuta a vincere, ha la fame di un cannibale, è insaziabile. Gasperini ha pensato invece di puntare sulle motivazioni dei suoi attaccanti, magari anche sulla loro freschezza visto che hanno giocato di meno finora rispetto a De Ketelaere e Lookman. Un po’ lo ha anche condizionato l’assenza del suo vero centravanti, Retegui. Così l’Atalanta doveva arrivare in area interista senza alzare il pallone, altrimenti sarebbe stato preda dei centimetri di De Vrij, Bisseck e Bastoni. Non era facile manovrare in quella situazione, però la differenza era troppo netta: al 45' si contavano otto occasioni da gol dell’Inter e una sola, seppur clamorosa, dell’Atalanta.
Inzaghi indigesto per Gasperini
Gasperini ha cambiato, mettendo i titolari veri, De Ketelaere, Ederson e Lookman, solo dopo aver incassato il primo gol da Dumfries. L’Atalanta ha preso coraggio, forse troppo: rovesciandosi nella metà campo interista ha lasciato uno spazio che l’Inter ha sfruttato con un contropiede micidiale concluso con la sventola e la doppietta di Dumfries sotto la traversa. Il merito dell’Atalanta è stato quello di non arrendersi e nel finale anche Sommer è diventato protagonista. La vittoria dei campioni d’Italia però è strameritata, prima di tutto perché l’ha voluta di più, poi per la qualità del suo gioco, il numero nettamente maggiore delle occasioni, la sua forza fisica (il primo gol è nato dagli sviluppi di un calcio d’angolo, tanto per cambiare). Lo diceva anche la storia recente di questa sfida, ieri è stata la settima vittoria di fila dell’Inter sull’Atalanta in tutte le competizioni. Inzaghi è l’allenatore più indigesto per Gasperini, è un duello sempre troppo complicato per l’atalantino, al di là dello spessore e della storia diversa delle due squadre.
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Gli errori di Lautato Martinez
È rimasta solo un’ombra nel successo dell’Inter, quella del capitano. Lautaro ha avuto la bellezza di sette occasioni da gol, è vero che Carnesecchi ha fatto dei miracoli, ma lui ha sbagliato tanto, troppo. Si è fatto parare anche il pallone del possibile 3-0 davanti al portiere e sul rovesciamento di fronte l’Atalanta ha segnato il 2-1, annullato dal Var per il fuorigioco di millimetri di De Ketelaere. Fosse stato un gol buono, l’errore di Lautaro avrebbe consentito all’Atalanta di rientrare in partita. Un anno fa gli bastava una mezza palla-gol per segnare...