Inter, tutto quello che ha detto Calhanoglu sui rapporti con gli ultras© Inter via Getty Images

Inter, tutto quello che ha detto Calhanoglu sui rapporti con gli ultras

Il centrocampista turco ha risposto agli inquirenti durante l’audizione per l’inchiesta denominata “doppia curva”
Pietro Guadagno
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MILANO - Conoscenze e contatti sì, nonostante il divieto della società, ma nessuna cena. Ieri, come previsto, è stato Calhanoglu a presentarsi davanti agli investigatori della squadra Mobile di Milano nell’ambito dell’inchiesta “Doppia Curva”. Il centrocampista turco è stato sentito come persona informata dei fatti, visto che il suo nome è comparso in alcune intercettazioni. Ebbene, il numero 20 nerazzurro ha ammesso di aver conosciuto sia Ferdico sia Bellocco, membro di una cosa della ‘ndrangheta, ucciso lo scorso 4 settembre da Andrea Beretta, altro ex leader della curva interista. Ma Calhanoglu ha saputo chi fosse Bellocco «solo dopo aver visto la fotografia in seguito alle notizie sul suo omicidio». Il giocatore ha negato di aver preso parte a cene o di aver coinvolto la famiglia, come invece era emerso da un’intercettazione, e ha spiegato di aver portato avanti i rapporti in segno di riconoscenza dopo il sostegno e la vicinanza manifestati dalla curva in occasione del grave terremoto in Turchia. Quei rapporti sono proseguiti, nonostante «la società ci aveva detto di non avere contatti con gli ultrà», con il dono di alcune maglie destinate a iniziative benefiche «per i bambini ricoverati negli ospedali», ma comunque senza «mai ricevere pressioni». Calhanoglu è stato il quarto tesserato di Inter e Milan, dopo Simone Inzaghi, Javier Zanetti e Davide Calabria, a comparire davanti agli inquirenti. La prossima settimana sarà il turno di altri funzionari e dirigenti dei due club.

Ultras, altro arresto per tentato omicidio

Intanto l’indagine prosegue anche su altri fronti. Ieri, infatti, è stato arrestato il 52enne Daniele Cataldo, che il 12 aprile del 2019 avrebbe partecipato al tentato omicidio di Enzo Anghinelli, nell'ambito di «uno scontro per il controllo della Curva Sud» del Milan. Insomma, il lavoro degli investigatori sta facendo luce anche su episodi del passato. All’epoca dei fatti Anghinelli seduto nella sua vettura venne avvicinato da due persone a bordo di uno scooter che esplosero alcuni colpi, due dei quali lo raggiunsero al volto. Si salvò per miracolo dopo essere finito in coma. Una di quelle due persone sarebbe appunto Cataldo, incaricato di compiere l’omicidio. Il sospettato per essere il mandante è proprio Luca Lucci, nel primo gruppo degli arrestati dell’inchiesta.

San Siro, guerra nelle curve

Quel tentato omicidio, per i pm, rientrerebbe in una serie di «atti violenti» riconducibili alla Sud guidata appunto da Lucci. Quest'ultimo, Cataldo e altre 8 persone, tra cui Christian Rosiello (noto pure come bodyguard di Fedez) sono accusati di associazione per delinquere. E il movente del tentativo di far fuori Anghinelli starebbe in quei contrasti - una «guerra» - con un altro gruppo di ultrà milanisti, i Black Devil, capeggiati da Domenico Vottari, a cui era legato Anghinelli. Il «progetto finale», scrivono i pm, e a cui reagì il capo della Sud chiedendo anche l'aiuto della 'ndrangheta dei Barbaro-Papalia, «poteva essere quello di spodestare Lucci e proporre in Curva nuovi gruppi egemoni», i Black Devil e i Commandos Tigre. Anghinelli tra il 2018 e il 2019 fu vittima più volte di pestaggi e violenze. Anche a luglio, dopo aver provato ad entrare «in pace» nel negozio di tatuaggi di Lucci, gli dissero «sei un morto che cammina».


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