Inter, impressioni di settembre

Leggi il commento sui nerazzurri vittoriosi a Udine per 3-2
Inter, impressioni di settembre© Inter via Getty Images
Alberto Polverosi
4 min
Sono bastati due minuti perché una sensazione maturata in mezz’ora venisse messa in discussione, facendole perdere un po’ di forza. Mezz’ora che aveva fatto pensare che pure quest’anno Juve, Milan e Napoli avrebbero dovuto fare i conti con i campioni d’Italia. Fino a quel momento l’Inter vinceva 1-0 (inserimento di? Facile, Davide Frattesi dopo 40 secondi), aveva costruito altre tre palle-gol e controllava la partita sul campo della terza in classifica. Senza riempire gli occhi, palleggiando molto nella propria metà campo, ma erano riaffiorate la solidità e la concretezza con cui l’anno scorso aveva stravinto il campionato. Poi, i due minuti dell’Udinese, un salvataggio miracoloso di Dimarco e subito dopo il pareggio di Kabasele. 34' e 35', un centinaio di secondi trasformati in una sbandata inconcepibile.  

Cosa avrà pensato Inzaghi? Che era davvero l’anno sbagliato (anche Lautaro stava sbagliando altri gol), che dietro si erano imborghesiti (Bisseck ha marcato a distanza Kabasele in occasione del gol), che la manovra fosse diventata troppo lenta? Pensieri spazzati via quasi all’ultimo istante dell’ultimo minuto di recupero del primo tempo quando proprio lui, il più atteso, il 10, il capitano, il superbomber, Lautaro Martinez ha piazzato il gol del 2-1. E sepolti, pensavamo definitivamente, quando dopo 2' del secondo tempo sempre Lautaro, il figliol cannoniere prodigo, ha portato la sfida sul 3-1. 
Dobbiamo dire che la sensazione iniziale non è tornata così forte nemmeno in quel momento, c’era sempre qualcosa che nell’Inter non andava come l’anno scorso. E forse è questo uno dei problemi, il raffronto non con la Juve, non col Milan, ma con se stessa, con quella squadra che dominava rasentando la perfezione. Va bene anche così, sia chiaro, l’Inter ha 11 punti, ha ritrovato la vittoria in trasferta insieme ai gol di Lautaro, ma pensando sempre a com’era forse non riesce ancora a dare il massimo. Un anno fa non avrebbe preso il gol a 7' dalla fine, sul 3-1, con la difesa tutta per aria, con Calhanoglu ultimo e superato marcatore di Lucca.  
L’Inter aveva rallentato, troppo. Corricchiava, spesso passeggiava tenendo palla, giochicchiava mentre Simone dalla panchina urlava: «Dobbiamo giocare». Forse aveva in testa la sfida di martedì sera con la Stella Rossa, una partita che dovrebbe vincere per non rimanere attardata nella classifica della Champions, o forse il fuoco che sprigionava un anno fa nasceva proprio dalla voglia di vincere il campionato della seconda stella che ora fa bella mostra di sé sulle magliette nerazzurre, mentre quest’anno l’obiettivo è più europeo che italiano. 
La vittoria di Udine, tuttavia, la rilancia anche per lo scudetto. Porta con sé qualcosa di buono, di utile, anzi, di prezioso come l’aggancio al Milan che pochi giorni fa ha vinto il derby. Come dire, cari cugini ci avete battuto ma non sorpassato. E magari per rivedere l’Inter dello scudetto basterà aspettare ancora un po’. 


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