Il calcio più forte dei debiti

Leggi il commento sulla questione societaria dell'Inter
Il calcio più forte dei debiti© ANSA
Cristiano Gatti
4 min
Se il campionato fosse una gara di tuffi l’Inter manderebbe in tilt il conteggio dei voti, perché il coefficiente di difficoltà della sua vittoria è spaziale. Messa così sembra la fesseria del secolo, davanti a una squadra che viaggia da mesi con un distacco coppiano e che rischia di festeggiare con un anticipo inverosimile: il teorema della facilità. Invece. La prova in realtà è difficilissima, da coefficiente massimo, al limite delle possibilità umane. 

Così è, in tutto e per tutto. Il difficile che non si è visto in campo sta accatastato alle spalle, là dove si governa e si decide. Diciamola fino in fondo, senza se e senza ma: i Marotta, gli Ausilio, gli Antonello, con loro gli Inzaghi, hanno messo in piedi un’impresa da Survivor estremo. Vincere scudetto e Supercoppe, arrivare in finale di Champions con il City: qualcosa di trascendentale. Perché le azioni di gioco, in campo, sono come le azioni dei pacchetti societari: si pesano. Basta vedere e valutare in che razza di condizioni si è mossa la squadra. Una parola sola sulla proprietà: il presidente, il giovane Zhang con studi economici in America, di fatto presente per immaginette, dentro un video, perennemente in collegamento da chissà dove, personaggio di fantasia, costantemente alla ricerca di qualcuno che gli prestasse i soldi (275 milioni più gli interessi, grosso modo 375 milioni in totale) per restituire il prestito al fondo Oaktree, in italiano Quercia, non canne al vento. Senza andare avanti con le elucubrazioni di stampo finanziario, si può ben intuire che cosa significhi lavorare – vincere – in questa simpatica atmosfera.

C’è quanto meno da distrarsi. Per i meno motivati e i più leggerini di spirito, c’è anche la ghiotta occasione per costruirsi ghiotti alibi, ma come, la società va così e pretendono che andiamo forte noi? Persino a scuola si pratica la misericordia e si dispensa indulgenza nei confronti di chi ha alle spalle, in casa, situazioni difficili, genitori separati, genitori in cassa integrazione, genitori disgraziati. Ecco, l’Inter ha giocato e ha dominato non grazie a una solida situazione familiare sullo sfondo, ma nonostante questa situazione familiare. E sarebbe proprio ora di dirlo chiaro, anche senza essere interisti.  
C’è poco da tirarla in là: a questa seconda stella ne andrebbe aggiunta per sovrapprezzo una terza, come un asterisco d’oro, per ricordare in quali condizioni è arrivata, per riconoscere a chi ha messo in piedi questo miracolo quanto gli spetta. 

In aggiunta, l’occasione è ideale per tirare una consolante conclusione. È la conferma che lo sport – il calcio in particolare – riesce per vie misteriose e insondabili a chiudere fuori dal campo polveroni e tempeste, lasciandosi alle spalle e al dopo le grane della vita, concentrando nei minuti della gara il bello e il meglio. Non sempre è così, non è automatico sia così: tante squadre hanno risentito in tante epoche dell’incertezza – chiamiamola così per compassione – dentro l’azienda. Ma l’Inter, la grande Inter 2023-2024, è qui a rassicurarci con la forza del suo doppio merito: vincere è possibile nonostante.  


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