Non ce n’era per nessuno prima, figuriamoci adesso. Pur col massimo sforzo di fantasia, non si vedono alternative allo scudetto con la stella all’Inter. Sepolta di gol anche l’Atalanta e con la dodicesima vittoria di fila in partite ufficiali ha fatto rotolare la Juve a -12 e il Milan a -16. Campionato finito, per il primo posto, come era finito un anno fa, nello stesso periodo, col dominio del Napoli. Si continueranno a cercare punti di contatto fra la squadra di Spalletti e quella di Inzaghi, ma in realtà ce n’è uno solo, il più significativo: il livello e la varietà del gioco. Era spaventosa la qualità del Napoli, come lo è quella dell’Inter. Gli aggettivi che accompagnano la capolista in questa sua marcia senza soste possono cominciare tutti con “in” o con “im”: inesorabile, ingiocabile, invincibile, incontenibile, imprendibile.
L'Inter piega l'Atalanta
Per piegare anche l’Atalanta stavolta ha usato la testa. Ha lasciato agli esterni di Gasperini il primo quarto d’ora di aggressività e poi ha colpito la difesa bergamasca che, per esercitare quella costante e asfissiante pressione, doveva per forza alzare la linea. Ma se concedi spazio alla squadra più forte del campionato che al centro del proprio attacco ha un giocatore di nome Lautaro sai perfettamente qual è il rischio. Gasperini, che a San Siro contro l’Inter non ha mai vinto, voleva sorprendere e ha perso. Sul primo (e in parte anche sul secondo) il responsabile diretto è stato Carnesecchi, ma riguardando l’azione dell’1-0 non sarà difficile scorgere quanto spazio c’era davanti a Mkhitaryan, nel cuore della difesa bergamasca, lanciato da una verticalizzazione fantastica di Lautaro Martinez. Il 2-0 nasce invece da un lungo lancio di Barella per Dimarco, anche in questo caso alla prodezza del 10 argentino si unisce il modo scomposto di difendere dell’Atalanta.
Inter e Lautaro super
L’Inter appartiene a un altro mondo. Ora Inzaghi lo ribalta di continuo (ieri sei cambi rispetto a Lecce) senza che diminuisca la qualità. Per la quarta partita di fila ha vinto segnando quattro gol, Roma, Salernitana, Lecce e Atalanta, schiantate una dietro l’altra. Bastava vederla giocare dopo il 3-0, con la vittoria in tasca: continuava ad attaccare con fame, rabbia, lucidità, fino al 4-0 di Frattesi perché quella è la sua regola, la regola del 4. È uno squadrone a cui la Serie A sta stretta, il suo territorio è la Champions. Di un altro mondo è anche quel fenomeno di Lautaro Martinez. Il primo gol parte da un passaggio in verticale dell’argentino per Mkhitaryan poco oltre la linea di metà campo, il secondo è la sintesi perfetta del bomber. Una meraviglia il gol numero 26 in 34 partite ufficiali, numero 23 in 24 partite di campionato. Se all’Inter nessuno sfilerà il primo posto in classifica, lo stesso si dica per il primo posto di Lautaro fra i cannonieri. Il rigore sbagliato non gli ha permesso di avvicinare ancora un po’ il record dei 36 gol di Higuain e Immobile, ma ci proverà di sicuro.
Inter, regalo a Thiago Motta
È stata una partita col Var protagonista e ne ha fatto le spese uno degli allenatori che non lo ha mai amato nemmeno quando, come gli era capitato col Milan, la decisione era stata a suo favore. Però il 4-0, e soprattutto la produzione di gioco e di occasioni nerazzurre, tolgono ogni dubbio sul risultato.
Ovviamente un grazie di cuore è stato spedito alla Pinetina da un suo vecchio frequentatore, Thiago Motta, interista nella fantastica stagione del triplete con Mourinho. Il Bologna ora è da solo al quarto posto, l’Atalanta è rimasta dietro di due punti proprio alla vigilia dello scontro diretto di Bergamo domenica prossima. Se per lo scudetto ci siamo rassegnati ormai al monopolio, prima il Napoli, ora l’Inter, per i posti della Champions ci possiamo ancora divertire.