Inter, Berti: "Barella giocatore pazzesco. Gli darei il Pallone d’Oro"

L’ex interista martedì era a bordo campo e ha commentato la prestazione del 23 nerazzurro
Adriano Ancona

S'illumina di Barella: come l'Inter, anche Nicola Berti che partecipa molto volentieri alle celebrazioni di un centrocampista totale e non più sbalorditivo. Oltre che destinato a mettere sottosopra le gerarchie dei migliori. «Nel suo ruolo, in Europa è il più forte in assoluto: gli darei il Pallone d'oro». Difficile spegnere l'entusiasmo di un giudizio senza mezzi termini, quando si vede un Barella così. Berti è spettatore interessato – nonché tifosissimo interista – perché quel modo di giocare lo conosce benissimo. Ha edificato una carriera così, soprattutto nei dieci anni con la maglia nerazzurra addosso e lo scudetto dei record al primo tentativo. «Ogni tanto Barella lo sento, ho il suo numero. Martedì sera, a San Siro in Inter-Atletico, ero a bordo campo e dopo dieci minuti di partita istintivamente avrei scavalcato per raccogliere i guanti che Barella aveva appena lanciato a terra. Ho pensato di corrompere qualcuno per farmeli dare...».

Quindi i paragoni non servono più: Barella in cinque anni ha completato l'escalation?
«Direi di sì, avvicinando lui e Gundogan per qualità e caratteristiche tecniche. Ho visto Barella nella partita contro l'Atletico Madrid: è in formissima, nel primo tempo l'Inter attaccava vicino a dove ero posizionato io e mi sono davvero reso conto del furore che ha addosso. Un giocatore pazzesco, come sostengo da tempo. Poi penso che Barella abbia ancora dei margini di miglioramento».

Anche a livello caratteriale, ora riga dritto.
«Barella si è calmato in questo senso, nel corso del tempo, e ha capito che le energie servono a rimanere dentro la partita. In quello, io e lui siamo molto simili rispetto a quando giocavo. Barella ha fatto dei grandi passi in avanti indossando la fascia da capitano. Si era capito che potesse completare anche questo step di maturazione: è un leader agli occhi dei compagni».


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E se il sacrificio dell'Inter, in estate, fosse proprio Barella?
«Spero di no: lui, Lautaro e Dumfries vanno blindati. Poi certi club, come per esempio il Manchester City, hanno i mezzi per sferrare l'assalto a un giocatore del livello di Barella. Ma spero che l'Inter resista. Anche perché la squadra può fare meglio dell'anno scorso, e con questi risultati sta lanciando un nuovo messaggio all'Europa».

Con l'infortunio di Thuram, sarà proprio l'inesauribile Barella il più presente nella stagione interista.
«Tanto per cominciare, non lo metterei sul volo per Lecce... E' in grande condizione ma bisogna anche pensare a conservare Barella per dare la scalata alla Champions League. Dopo aver vinto l'Europeo con la Nazionale, sarebbe la miglior guarnizione per la sua carriera».


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S'illumina di Barella: come l'Inter, anche Nicola Berti che partecipa molto volentieri alle celebrazioni di un centrocampista totale e non più sbalorditivo. Oltre che destinato a mettere sottosopra le gerarchie dei migliori. «Nel suo ruolo, in Europa è il più forte in assoluto: gli darei il Pallone d'oro». Difficile spegnere l'entusiasmo di un giudizio senza mezzi termini, quando si vede un Barella così. Berti è spettatore interessato – nonché tifosissimo interista – perché quel modo di giocare lo conosce benissimo. Ha edificato una carriera così, soprattutto nei dieci anni con la maglia nerazzurra addosso e lo scudetto dei record al primo tentativo. «Ogni tanto Barella lo sento, ho il suo numero. Martedì sera, a San Siro in Inter-Atletico, ero a bordo campo e dopo dieci minuti di partita istintivamente avrei scavalcato per raccogliere i guanti che Barella aveva appena lanciato a terra. Ho pensato di corrompere qualcuno per farmeli dare...».

Quindi i paragoni non servono più: Barella in cinque anni ha completato l'escalation?
«Direi di sì, avvicinando lui e Gundogan per qualità e caratteristiche tecniche. Ho visto Barella nella partita contro l'Atletico Madrid: è in formissima, nel primo tempo l'Inter attaccava vicino a dove ero posizionato io e mi sono davvero reso conto del furore che ha addosso. Un giocatore pazzesco, come sostengo da tempo. Poi penso che Barella abbia ancora dei margini di miglioramento».

Anche a livello caratteriale, ora riga dritto.
«Barella si è calmato in questo senso, nel corso del tempo, e ha capito che le energie servono a rimanere dentro la partita. In quello, io e lui siamo molto simili rispetto a quando giocavo. Barella ha fatto dei grandi passi in avanti indossando la fascia da capitano. Si era capito che potesse completare anche questo step di maturazione: è un leader agli occhi dei compagni».


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