Una squadra contro un campione. È finita 1-1, la squadra della Real Sociedad ha fatto una partita bellissima per 80 minuti, il capitano dell’Inter ha fatto un gol che ha cambiato il risultato e cancellato le prime preoccupazioni in Europa. Lautaro Martinez era rimasto fuori partita per 86 minuti, ma quando contava, eccome se contava, è arrivato il colpo decisivo. Si dirà dell’ingiustizia del calcio, però nei momenti di grande difficoltà, come quelli vissuti ieri dall’Inter a San Sebastian, è il campione che ti toglie dai guai. Così è stato. La Champions dell’Inter era partita peggio l’anno scorso, sconfitta a San Siro dal Bayern Monaco. Ma c’era una differenza, una bella differenza, l’Inter era in terza fascia, il Bayern in prima. Stavolta era il contrario, Inter in prima fascia, Real Sociedad in quarta, l’avversaria meno pericolosa. Ecco, non è sembrato proprio. Avevamo ancora negli occhi l’Inter del derby, è rimasta là, a San Siro, a compiacersi per i cinque gol, per il gioco splendido, per il primo posto in classifica a punteggio pieno. A San Sebastian è arrivata quando mancavano 10 minuti alla fine ed è stato sufficiente per strappare il pareggio. Può darsi che Inzaghi avesse annusato questo clima di ingiustificato relax e per questo ha cercato di provvedere con cinque cambi. Ma non è valso a niente. Anzi. Il primo tempo e buona parte del secondo dell’Inter sono stati uno dei momenti peggiori della gestione di Simone da allenatore nerazzurro. Tenuto in piedi nella bufera soprattutto dalle parate di Sommer. La squadra era inerme di fronte al tornado dei baschi, era soggiogata, di sicuro sorpresa. Ma farsi sorprendere in Champions è un’assurdità. È noto a tutta Europa che la Real Sociedad ha scalato le posizioni nella Liga, fino a tornare dopo 10 anni in Champions, solo grazie al suo calcio super aggressivo, al suo pressing feroce e alla tecnica di due giovani ali che hanno messo a soqquadro la difesa nerazzurra. Prima Barrenetxea a sinistra, poi Kubo a destra, hanno infilato di continuo Pavard e Dumfries, Carlos Augusto e Bastoni.
Inter, cosa non è andato contro la Real Sociedad
L’Inter era ferma, immobile, incapace di reagire. E pensare che indossava la maglia arancione, come l’Olanda. Sembrava uno scherzo: il calcio della vecchia Olanda era tutto dall’altra parte. I baschi la stavano mettendo sotto sul piano tattico, tecnico e soprattutto atletico. Il disagio della squadra di Inzaghi è aumentato paradossalmente quando la Real Sociedad, dopo un avvio micidiale, ha rallentato un po’. Normale in quei momenti aspettarsi l’uscita dell’Inter, con un palleggio più preciso, un ritmo più sostenuto, la ricerca dei due attaccanti, l’affondo sugli esterni. Niente di tutto questo è successo. Per 80’, l’Inter non ha creato un solo pensiero ai baschi. I cinque cambi di Inzaghi rispetto al derby hanno avuto l’effetto di un calmante, nessuno dei nuovi, a cominciare da Arnautovic, ha dato un contributo a una squadra in seria difficoltà. E in questa rotazione, la seconda rinuncia di fila a Frattesi ha avuto probabilmente il suo peso. In negativo. Ma ancora meno hanno reso i protagonisti del derby. Come Mkhitaryan che si è fatto vedere solo quando ha steso Kubo lanciato a rete e come Barella tramortito nella sua maggiore espressione, il dinamismo. Ci sarebbe qualcosa da dire anche sull’ostinazione della costruzione dal basso. È il marchio di fabbrica di Inzaghi, la sua squadra è una delle migliori a scansare il pressing nei primi accenni della manovra, ma quando l’aggressività dell’avversario è così feroce, quando sono due o tre a saltare addosso al primo portatore di palla, forse è il caso di non insistere, una palla lunga non è mai un errore, mentre lo sono stati quelli di Dumfries e soprattutto di Bastoni. Nel calcio vanno bene le idee, non le mode.