Aspettavamo una risposta, è arrivato un urlo, un boato, anzi, un boato quadruplo, quello di San Siro. Meglio di così il derby di Milano non poteva nascere, tutt’e due in testa da sole, tutt’e due a punteggio pieno, col Napoli staccato, con la Juve pure, con Giroud vice capocannoniere, con Lautaro Martinez capocannoniere e con la sua squadra che continua a segnare e a non prendere gol. Ne ha fatti quattro alla Fiorentina, più due pali, più una lunga serie di occasioni e con due sole parate (sul 3-0...) di Sommer. La dimostrazione di superiorità sui viola è stata clamorosa, soprattutto se si pensa alla stagione scorsa, quando la squadra di Italiano aveva vinto a San Siro in campionato e aveva messo in difficoltà l’Inter anche nella finale di Coppa Italia, pur vinta da Inzaghi. Ieri di quelle difficoltà manco l’ombra. Difficile trovare in una sola partita tutto il meglio da una parte e tutto il peggio dall’altra. Il meglio dell’Inter è stata la capacità di aspettare e colpire (si chiama strategia) con i suoi attaccanti, con Thuram (gol, assist e rigore procurato) e Lautaro Martinez (doppietta). E ha fatto bene, benissimo anche sugli esterni con Dimarco (mai visto da Dodo) e Dumfries (idem per Biraghi). Il suo calcio è davvero semplice, ma efficace e spietato quando serve, quando ne vede la possibilità. Ieri non aveva bisogno di alzare il ritmo, aspettava il lento, ineffi cace, inconcludente e quasi sempre inutile palleggio della Fiorentina nella propria metà campo perché sapeva che, con la difesa così alta (dei viola) e con un attacco così rapido (i suoi due esterni e le sue due punte), sarebbe arrivato il momento buono. Per la verità ne sono arrivati tanti e l’Inter ha colpito duro, sfruttando gli ettari di campo che spesso la Fiorentina concede ai suoi avversari. Prendere gol in contropiede è un classico per i viola di questo triennio, succede perché attacca con tanti uomini, ma quando, come ieri, non ce la fa, non c’è da vergognarsi a stare un passo indietro.
Fiorentina fantasma a San Siro
Anche per questo colpisce perfino di più il peggio portato dalla Fiorentina a San Siro, dove in pratica non si è presentata. Quinta partita dei viola in due settimane, può essere una spiegazione, ma se lo è davvero non si capisce perché Italiano, che all’inizio della scorsa stagione aveva abusato della rotazione (a Empoli e Udine nove cambi dopo le gare di Coppa), ieri si sia limitato a due sostituzioni rispetto alla battaglia di giovedì sera col Rapid Vienna, il portiere e il centravanti. La squadra non era stanca, era cotta. Probabilmente avrebbe perso lo stesso anche con qualche cambio in più, ma le dimensioni della sconfitta e l’arrendevolezza dei viola spingono già alle prime riflessioni. Non si ricorda, in tutta l’annata scorsa, una partita del genere della Fiorentina, nonostante le 60 gare stagionali. Che il mercato dei viola abbia migliorato squadra e organico non c’è dubbio, ma questo in teoria, perché finora nella pratica i nuovi non hanno aggiunto niente, anzi. Arthur continua a perdere troppi palloni, Nzola e Beltran sono impalpabili, Parisi finora ha giocato pochissimo e Christensen in due partite, pur senza colpe evidenti, ha preso 6 gol. Di segno opposto i nuovi dell’Inter: detto di Thuram, si può aggiungere l’assist di Cuadrado per il 4-0 di Lautaro Martinez. E l’Inter vola. Come il Milan.