Due immagini raccontano Milan e Inter verso l’euroderby. La corsa lunga ottanta metri di Theo Hernandez per schiantare la Lazio, il possesso palla ininterrotto di 3 minuti e 16 secondi con 64 passaggi consecutivi per mandare a rete Dimarco, un altro mancino, e affondare la Roma. Road to Istanbul è lo slogan usato dall’Uefa per la finale di Champions. Pioli e Inzaghi cominciano a giocarsela stasera a San Siro. La strada verso il Bosforo, distante quasi duemila chilometri, è lunga almeno altri centottanta minuti: martedì prossimo il ritorno. Milan e Inter ci arrivano bene, come meglio non avrebbero potuto immaginare solo qualche settimana fa: è come se le ultime curve del campionato, deludente e con un piazzamento Champions non ancora certo, avessero restituito slancio ai campioni d’Italia e ai vicecampioni che dovevano contendere lo scudetto al Napoli. Senza pensieri o pressioni, in Europa hanno sorpreso.
I principi
Pioli ha ritrovato la compattezza, l’entusiasmo e il suo calcio pieno di movimento e di intelligenza: puoi esercitare la pressione alta o sfruttare il contropiede, ci sono tanti modi per attaccare, basta non perdere l’equilibrio e non smarrire il coraggio che aveva spinto i rossoneri verso lo scudetto. Chissà cosa darebbe per ritrovarsi in finale di fronte a Carlo Ancelotti, suo predecessore sulla panchina del Milan, o Pep Guardiola, l’allenatore ai cui concetti di gioco si ispira. Inzaghi ha riscoperto la fluidità di gioco: sotto assedio ha resistito, fedele alle proprie idee, e non ha cambiato modulo, semmai è riuscito a renderlo più imprevedibile e governato dal palleggio. I ricami di Brozovic si sono aggiunti alla corsa senza respiro di Barella, ai colpi geniale di Mkhitaryan e al fraseggio a un solo tocco di Calhanoglu: il primo gol alla Roma, con il cross da “quinto” a “quinto” (Dumfries-Dimarco), come dice Simone, è la sublimazione del 3-5-2 a cui partecipano Darmian e Bastoni. La costruzione dal basso è un marchio di fabbrica dai tempi della Lazio e forse non è un caso che Acerbi, sinora impeccabile, sia inciampato solo davanti a Sarri e ai suoi ex compagni.
La mira
La rimonta con i gol di Lautaro, Gosens e gli assist di Lukaku ha allontanato le nubi e aggiunto un pieno di autostima. Gli attaccanti si sono ritrovati e l’Inter ha ripreso un passo spedito. Cinque vittorie consecutive compresa la semifinale di Coppa Italia. Un dato è illuminante. Pensate: i nerazzurri hanno realizzato 14 gol con 71 tiri nelle ultime quattro partite di campionato, ma nelle precedenti 7 avevano tentato 133 conclusioni raccogliendo appena 4 reti. Un tiro a segno sterile, motivo principale delle cadute con Fiorentina, Spezia e Monza.
La serenità
Il Milan è uscito dalla crisi percorrendo il sentiero dell’equilibrio. Bennacer trequartista di tamponamento (sul regista avversario) e in grado anche di andare al tiro, com’è successo nei quarti con il Napoli e sabato in campionato con la Lazio. Tonali fiammeggiante da mediano destro, Krunic bussola del reparto. Il bosniaco, per senso tattico e intelligenza, è uno dei giocatori più sottovalutati in Serie A, ma Pioli non ne può fare a meno. Così ha cancellato i rimpianti per l’addio di Kessie e per una campagna acquisti che sinora non ha pagato sul campo. Scontato sottolinearlo: la pressione dei rossoneri aveva soffocato i palleggiatori della Lazio e di sicuro stasera tenteranno il bis, trovando un altro tipo di resistenza. Certo sarà un Milan totalmente diverso rispetto alla finale di Ryiad (0-3) e all’ultimo derby di campionato (5 febbraio), quando Pioli si presentò con la difesa a tre per arginare l’emergenza difensiva e non aveva ancora recuperato Maignan. Il francese è stato decisivo con il Napoli e nell’ottavo di Londra contro il Tottenham. Il suo ritorno ha donato tranquillità al reparto ricompattato intorno alle figure di Tomori e Kjaer.
I duelli
Inzaghi medita la sorpresa. Doppio regista con Brozovic e Calhanoglu, terribile ex, scegliendo il palleggio. Il turco dovrebbe incrociare Tonali e garantire una via d’uscita alternativa al croato per eludere la pressione di Bennacer. Barella se la vedrà con Krunic. L’azzurro ha segnato due gol pesantissimi al Benfica. Pioli, se non recupererà il dribbling di Leao, chiederà un surplus di fantasia a Diaz. Il lavoro di Saelemaekers a sinistra è stato spesso prezioso. Simone, se dovesse iniziare con Dzeko, ha una carta in più per sparigliare e si chiama Lukaku. Non è poco rispetto a Rebic e Origi. Lautaro, 7 gol in 12 derby, è di nuovo in forma Mondiale. Giroud, altro finalista a Doha, lo chiamano mister scudetto dai tempi della doppietta all’Inter.
Il divertimento
E’ il quinto derby milanese di Champions. Cade vent’anni dopo la semifinale che proiettò il Milan verso la finale di Old Trafford, vinta ai rigori con la Juve. Nel 2005 la replica nei quarti della vergogna: la partita di ritorno venne portata a termine dopo la sospensione per il lancio di un petardo a Dida. I rossoneri vinsero a tavolino. L’augurio è che questo sia solo uno show in campo e fuori. Sold out, 75 mila spettatori per un incasso superiore ai 10 milioni, nuovo record assoluto. Milan e Inter meritino Istanbul regalandoci uno spettacolo. Dalla notte di San Siro ci aspettiamo un segnale, anzi l’alba di un nuovo giorno per il calcio italiano, pieno di brutture da cancellare.