Inter, se il problema sono i gol

Leggi il commento al momento dei nerazzurri, che vivono una preoccuopante sterilità offensiva
Alberto Polverosi
4 min

Se in 4 partite una squadra arriva al tiro 87 volte (media una conclusione ogni 4 minuti o poco più) e riesce a segnare solo 2 gol, si può cercare la colpa ovunque, ma di sicuro l’allenatore ne ha meno di quanto si possa pensare. Ultime 4 partite dell’Inter con 3 sconfitte di fila, a Spezia, a San Siro con la Juve e con la Fiorentina, e un pareggio a Salerno venerdì scorso, 5 gol presi, 2 realizzati. E’ matematico: se continua così va fuori dalla Champions. Ma proseguire su questo ritmo sarebbe pazzesco. E poi la Champions è un’altra storia, non c’entra niente col campionato. Per questo Schmidt, l’allenatore del Benfica, ha detto che non si fida degli ultimi risultati dell’Inter, e fa bene. Non si fida di una squadra che non segna ma che in attacco ha un campione del mondo come Lautaro Martinez, un gigante come Lukaku e un giocatore dall’intelligenza di Dzeko.

L'Inter ha bisogno di qualcosa in più

Molti si chiedono se, dopo aver eliminato dalla Champions League la seconda squadra portoghese, l’Inter vista col Porto può bastare per eliminare anche il Benfica. La risposta è no, per andare avanti Inzaghi ha bisogno di qualcosa di più. I numeri della squadra di Rui Costa, vecchio caro nemico nerazzurro quando col 10 rossonero mostrava tutto il suo talento, spiegano bene il suo valore. In campionato ha 7 punti di vantaggio sul Porto, nonostante lo scontro diretto perso nell’ultima giornata al Da Luz, a 7 partite dalla fine, ha il miglior attacco (68 gol in 27 partite, media 2 gol e mezzo ogni 90') e la miglior difesa (appena 16 gol subiti), in testa alla classifica dei cannonieri ha due rappresentanti (Joao Mario e Gonçalo Ramos con 17 reti) e anche in Champions ha dei dati impressionati, a cominciare dal girone vinto su Paris Saint Germain e Juventus, poi gli ottavi passati con due vittorie sul Bruges con un punteggio totale di 7-1. Il Benfica è col Napoli la sorpresa di questa stagione europea, ma non è forte quanto il Napoli. L’Inter ha due esempi davanti a sé, uno da seguire e l’altro da evitare. Quest’ultimo si chiama Juventus, sconfitta in casa e fuori dopo essere stata schiacciata dal gioco dei portoghesi. Se pensi di difenderti aspettando il momento buono per colpirli, rischi tanto, ma tanto davvero. Se il Benfica prende l’iniziativa, l’Inter deve sperare in un partitone di Acerbi, Onana e di tutta la difesa per evitare la sconfitta. L’esempio buono è quello del Porto che al Da Luz ha creato molto, segnando due gol e uno gli è stato annullato per un fuorigioco di pochi centimetri.

L'Inter ha bisogno dei gol delle punte

L’Inter deve attaccare, così può sorprendere il Benfica. Attaccare con criterio, sfruttando il lavoro dei suoi esterni. Schmidt punterà sul palleggio in attesa di verticalizzare, Inzaghi dovrà rompere le linee di passaggio degli avversari, dovrà intrufolarsi nel centrocampo di una squadra forte e sicura di sè. Anche l’Inter ha trascorso finora una Champions da protagonista. Nel suo girone aveva il Bayern Monaco (che infatti è arrivato primo), ma anche il Barcellona, che i nerazzurri hanno fatto retrocedere in Europa League dopo averlo battuto a San Siro. E non era nemmeno semplice eliminare il Porto agli ottavi. Il problema è che pure in Champions l’Inter non segna molto, 10 gol nel girone e uno agli ottavi, 11 gol in 8 partite. Devono svegliarsi là davanti, deve darsi una mossa Lukaku, se avrà le occasioni che gli sono capitate contro la Fiorentina e a Salerno non potrà più sbagliare. Sarà complicato uscire indenni dal Da Luz, ma allo stesso identico modo non sarà una passeggiata nemmeno per il Benfica a San Siro. In 180 (massimo 210 minuti), l’Inter ha la possibilità di dare una sterzata alla sua stagione, sperando che sia la Champions, con un’altra qualificazione, a influenzare il campionato e non viceversa.


© RIPRODUZIONE RISERVATA