Ci sono vittorie che valgono di più. Come quella di ieri con il Verona per Eusebio Di Francesco. Delle tre panchine di fila perse in corsa, che lo hanno costretto ad un immeritato limbo, quella scaligera, oltre ad essere stata l’ultima in ordine di tempo, è parsa anche “scritta”, quasi inspiegabilmente premeditata. E sicuramente è quella che lo ha ferito di più: quando ieri ha parlato nel post gara ricordando quell’esperienza, creando un distinguo fra le storie di calcio e la necessità di restare sempre e comunque uomini, Di Francesco ha detto tutto senza dire fino in fondo. I 22 mesi di inattività sono cominciati da lì, da quell’esonero a Verona. E 754 giorni dopo quel 14 settembre 2021, ieri il campo ha detto un po’ di cose, non una sola. Eusebio e il suo Frosinone arrivano alla seconda sosta stagionale ad un punto dall’Europa, componendo un “terzetto sorpresa” in cui trovano alloggio anche il Monza e il Lecce. Una vittoria sbarazzina prima, con le solite trame di gioco veloci ed efficaci che la squadra fa vedere da inizio campionato, e matura poi, quando il Verona ha accorciato trovando il gol nel recupero e c’è stato bisogno di diventare più pratici che belli.
Di Francesco e l'ambiente ideale
Questo pragmatismo, espresso da un gruppo che occupa un posto nel podio dei più giovani del campionato, colpisce inevitabilmente più della freschezza, naturale nel dna di un manipolo composto da poco più che ventenni. Perché poi la realtà è questa. Il Frosinone che aveva conquistato la promozione in Serie A, in estate è stato smontato e ricostruito del tutto (e in extremis) da un uomo di calcio sempre troppo poco pubblicizzato, Guido Angelozzi, il capo dell’area tecnica giallazzurra: giovani, intuizioni, sullo stile di Gatti e Boloca. E forse solo Angelozzi - condivisa la scelta con il suo presidente Maurizio Stirpe - poteva sapere più di ogni altro cosa avrebbe potuto dargli Di Francesco, lo stesso allenatore con cui aveva costruito il capolavoro Sassuolo. Eusebio non fa che ripetere, da luglio, di aver trovato l’ambiente ideale, il posto in cui restare, uomini veri. E allora sapete che viene da dire? Che merita questa nuova primavera, che forse qualcosa di sé ha anche cambiato o aggiustato. E che il Frosinone fa bene ad ascoltarlo, a seguirlo. Con i piedi per terra.