Non si sa da che parte cominciare. Dal primo posto in classifica, per poche ore, certo, ma vista lassù la Fiorentina fa un bell’effetto. O forse dalla tripletta di Moise Kean per la felicità di Palladino, ma anche di Pradé che ci ha scommesso tanto e pure di Spalletti, in tribuna al Franchi. O magari dalla sesta vittoria di fila in campionato. Roba da far girare la testa anche a chi è abituato a stare ai vertici, figuriamoci alla Fiorentina. Contro il Verona era una partita facile per i viola, lo sapeva l’allenatore e lo sapevano i giocatori, ma quando hai un centravanti in stato di grazia come Kean tutto si semplifica.
Sul primo gol abbiamo rivisto l’azione di una vecchia, splendida Fiorentina allenata da Ranieri: Rui Costa che avanza palla al piede, alza la testa, assist, diagonale di Batistuta; in questo caso Beltran è Rui e Kean è Bati (in questo caso, sia chiaro). Il secondo è stato un gol cattivo, la zampata di un leone che Coppola cercava di trattenere in un inutile abbraccio. Il terzo ha raggiunto la punta più alta della sua gara, lancio-assist di De Gea, scatto, una sverniciata a Daniliuc appena entrato, botta terrificante sul palo lontano. Ed erano già passati 90 minuti. C’è stato pure un altro momento in cui Kean ha riunito in sé forza, rabbia, cattiveria e tecnica: palla strappata dai piedi di Duda e palla-gol servita a Colpani che si è fatto ribattere il pallone da Montipò.
Il resto della partita dei viola è stato lotta e governo. E’ vero che rispetto alla gara di Cipro c’erano dieci giocatori nuovi, però la Fiorentina doveva comunque smaltire le scorie della frenata in Conference. E’ partita piano, ha segnato subito e si è fatta riprendere presto. E’ cresciuta e non poco nel secondo tempo, quando De Gea, al di là dell’assist per Kean, non è mai entrato in partita perché davanti a lui Comuzzo (promozione meritata in Nazionale e consacrata dalla presenza del ct in tribuna) e Ranieri hanno chiuso ogni spiraglio. Qualcosa di più dovevano fare le due ali tecniche della Fiorentina, Colpani e Sottil, ma in effetti bastava Kean. Palladino ha creato squadra e atmosfera, la Fiorentina di questi tempi dà un forte senso di serenità, di unità, di compattezza e di fiducia.
Si vede che l’allenatore è padrone di quanto sta accadendo. Quando c’era da difendere il risultato ha fatto un doppio cambio che conferma la sua elasticità: ha tolto le due ali e ha messo due terzini (Kayode e Parisi) davanti ad altri due terzini. Senza arrossire, perché quello era l’obiettivo, difendere il vantaggio che la Fiorentina si stava meritando. Ora la domanda è questa: quanto può reggere questa squadra ai livelli attuali? Può arrivare fino alla fine? Sono sei vittorie consecutive, la stessa cifra conquistata dai viola di Pioli nel 2017-18. Il record storico è fissato a otto successi di fila del campionato 59-60, era la Fiorentina di Hamrin e Montuori e arrivò seconda. Dopo la sosta il calendario prevede la trasferta di Como e la sfida con l’Inter al Franchi. Allora avremo la risposta, ma nel frattempo Palladino potrà recuperare Gudmundsson, la stella di questa squadra. Per ora Kean è il sole.