Fiorentina, due modi per ripartire: come cambia la Viola di Palladino

Un avvio complicato ma anche diverse attenuanti: il tecnico è chiamato a plasmare la squadra, ecco come
Alberto Polverosi
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Nazionali a parte, come per la maggioranza dei suoi colleghi di Serie A anche per Palladino questa sosta è arrivata nel momento migliore. La Fiorentina va rimessa a posto e per quanto si è visto finora (è l’unica squadra ad aver giocato già cinque partite ufficiali, poi c’è l’Atalanta a quattro e tutte le altre sono a tre) i problemi non sono pochi: difesa imbarazzante, centrocampo da sistemare, attacco col solo Kean al meglio. Finora l’idea del doppio trequartista alle spalle della prima punta non ha convinto anche per ragioni tecniche. Nelle cinque gare sono state schierate queste cinque doppie: Colpani-Kouame a Parma (male), Colpani-Sottil con l’Akademia (bene solo Sottil), Kouame-Barak col Venezia (male), Ikoné-Sottil nel ritorno con l’Akademia (malissimo), Colpani-Beltran col Monza (malissimo). L’attenuante esiste ed è concreta. Anzi, per la verità sono tre. La prima: Palladino è arrivato a Firenze con l’idea del ribaltone (dal 4-2-3-1 al 3-4-2-1) e ci vuole tempo perché la squadra riesca ad assorbire i profondi cambiamenti. La seconda: il miglior acquisto della Fiorentina, Albert Gudmundsson, deve ancora debuttare. La terza: alcuni giocatori fondamentali per questo cambiamento (Moreno, Gosens, Adli, Bove e Cataldi) sono arrivati solo nei giorni di vigilia della gara col Monza. Quest’ultima è la ragione per cui domenica 15 settembre, a Bergamo, Palladino probabilmente non cambierà assetto. E’ pensabile che vada avanti per la sua strada, la difesa a tre, il centrocampo a due e i due esterni/trequartisti dietro il centravanti. Per la prima volta ha tutti (quasi tutti) i giocatori a disposizione ed è normale che verifichi ancora la sua idea iniziale. La domanda è: se anche a Bergamo la Fiorentina non sarà convincente come non lo è stata finora, Palladino cambierà o no? 

Fiorentina, l'idea del centrocampi a tre

Visto il materiale tecnico le alternative non gli mancano. Pensiamo al centrocampo a tre, in modo tale da proteggere il reparto meno affidabile al momento, ovvero la difesa. E’ dotato di un mediano di contenimento con un bel sinistro dalla distanza (Mandragora, unico reduce del centrocampo di un anno fa), un mediano che sa inserirsi a fari spenti e gran combattente (Bove, ieri il migliore dell’Under 21 insieme a Esposito), un regista-equilibratore (Cataldi), un regista che può giocare anche più avanti (Adli) e una mezz’ala tecnica (Richardson). In più ha due esterni di ottimo livello, Gosens a sinistra e Kayode (o Dodo) a destra. Con Gudmundsson alle spalle e ispiratore di Kean potrebbe nascere una Fiorentina equilibrata ed efficace. Modulo base: 3-5-1-1. 

La difesa a quattro: lo scenario

Durante la presentazione, Palladino aveva accennato anche alla possibilità di giocare con la difesa a 4, seguendo così il percorso tracciato nel triennio di Italiano. Non che quella difesa, pur schierata a quattro, fosse imperforabile, ma il problema era la distanza che l’ex allenatore viola pretendeva fra la linea difensiva e la linea di metà campo: pochi, pochissimi metri, così i gol in contropiede erano diventati un classico. Riesumando il 4-2-3-1, Palladino avrebbe davvero tanta scelta: in difesa Kayode o Dodo sulla fascia destra , Pongracic o Martinez Quarta, Ranieri o Moreno al centro, Biraghi o Parisi a sinistra; a metà campo una coppia di mediani tosti come Bove-Mandragora, o di creatori di gioco come Cataldi-Adli, o una mista in cui potrebbe trovare spazio Richardson. In avanti, i tre alle spalle di Kean potrebbero essere tre attaccanti veri (squadra sbilanciata? Può darsi, ma molto divertente con la palla al piede), vale a dire Colpani (o Beltran), Gudmundsson (o Beltran) e Sottil, oppure un po’ meno offensiva con Gosens al posto di Sottil. La Fiorentina del futuro non è ancora nata, è tutta nelle mani e nella testa di Raffaele Palladino, che ora ha l’obbligo di mostrare a Firenze un prodotto di buon livello. 

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