Fiorentina, nessuna vittoria: perché non cambiare?

La squadra di Palladino ha sempre subìto, basta un palla in area e la difesa si squaglia: le possibili soluzioni
Alberto Polverosi
3 min

Fiorentina-Monza si può inquadrare anche partendo da due aspetti confortanti per i viola. Il primo: finalmente hanno trovato un centravanti vero, terzo gol in cinque partite per Moise Kean, il primo in Serie A dopo 519 giorni. Nessuno può dire quanto segnerà l’ex juventino, ma la rabbia, la ferocia, l’applicazione (peraltro sotto gli occhi di Spalletti) fanno ben sperare i fiorentini. Il secondo: il finale (gli ultimi 20 minuti maxi-recupero compreso) tutto cuore dei viola ha prevalso sulla paura del Monza e così è arrivato il giusto 2-2

Fiorentina, cosa non va

Ma è sul resto che bisogna soffermarsi, perché il resto proprio non va. I risultati parlano di cinque pareggi in cinque partite con quattro pali/traverse subite (ieri se Terracciano non ci mette la mano e Maldini fa anche il 3-0 poi riprenderla è dura e meglio non ricordare come è andata giovedì sera in Ungheria), ma neppure la vittoria che non arriva è l’aspetto peggiore. Il problema vero è che la Fiorentina tarda a prendere la forma di squadra. Ieri Palladino ha mandato in campo tutti gli ultimi arrivati (in queste ore) tranne Moreno, vuol dire che ha bisogno di tempo. Però due riflessioni vanno fatte per forza e riguardano l’impostazione della squadra. Tranne che nell’inguardabile partita col Venezia, la Fiorentina ha sempre subìto, basta un palla in area viola e la difesa si squaglia. 

Le soluzioni al problema 

Ieri il Monza nel primo tempo ha tirato tre volte in porta: due gol e un palo. E’ diventato troppo facile far gol alla Fiorentina. Il passaggio dalla linea a quattro alla linea a tre sembra in fase di rigetto, o i difensori non sono pronti (Biraghi sul centrosinistra proprio non esiste) o i concetti non sono compresi. Un briciolo di elasticità farebbe comodo: di nuovo difesa a 4, con un logico, lineare (forse troppo per i gusti di questa epoca?) modulo 4-4-2: Terracciano o De Gea; Dodo, Pongracic, Ranieri, Parisi o Biraghi; Kayode, Adli o Cataldi, Bove o Mandragora, Gosens; Gudmundsson e Kean. Sarebbe come sconfessare un’idea? No, sarebbe come tentare di risolvere un problema. O altrimenti, se per la linea a tre è amore sconfinato e irrinunciabile, allora anche il centrocampo a tre, Bove, Adli o Cataldi, Mandragora, così da proteggere una difesa tenera come poche volte è stata in questi anni. Modulo 3-5-2, con Gudmundsson alle spalle di Kean.


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