Fiorentina, il Viola Park è il futuro: ma l’Italia non è pronta

Vecchie leggi ostacolano il progetto di Commisso, il nuovo centro sportivo non può ancora aprire al pubblico
Fiorentina, il Viola Park è il futuro: ma l’Italia non è pronta© Getty Images
Giorgio Marota
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FIRENZE - «Noi guardiamo al futuro, mentre le leggi italiane ci riportano alla preistoria». Da Viola Park a Jurassic Park il passo rischia di essere, tutto sommato, tragicamente breve: il nuovo centro sportivo della Fiorentina, costato 120 milioni di euro ed edificato in poco più di due anni e mezzo, non può ancora aprire al pubblico a causa di un’agibilità che tarda ad arrivare, nonostante i lavori siano di fatto conclusi. Le «carenze nella documentazione» o «le difformità», come le ha chiamate la commissione pubblico spettacolo del comune di Bagno a Ripoli, hanno fatto infuriare il club di Rocco Commisso. Chiamato ora a effettuare nuovi interventi, «che ci costeranno un ulteriore milione di euro» come sottolinea il dg Joe Barone , che in questi giorni ha coinvolto tutte le istituzioni «per un tema che riguarda il Paese, non solo la Fiorentina». Ma non è una questione di soldi - Rocco è intenzionato ad arrivare fino in fondo, costi quel che costi - o almeno non solo. Va certamente ricordato che la società perde migliaia di euro per decine di servizi non utilizzabili dall’esterno (come le aziende che hanno preso l’appalto per lavorare), ma la battaglia si è già spostata da un piano meramente economico a una questione di principio. I dirigenti viola da mesi si fanno una domanda: perché chi decide di investire in Italia, comprando magari un calciatore in meno per realizzare infrastrutture (con 120 milioni Italiano avrebbe avuto Bellingham, lasciando pure la mancia al Dortmund...), viene ostacolato da leggi non al passo coi tempi?

Viola Park, la nuova casa della Fiorentina

E così il Viola Park è un’oasi... al momento impantanata nelle sabbie mobili della burocrazia, come abbiamo raccontato ieri nella nostra inchiesta. La struttura si sviluppa su un terreno di 26 ettari e include, oltre a due piccoli stadi dei quali parleremo in seguito, anche 12 campi regolari, 12 padiglioni, 67 uffici, 400 parcheggi, 19 sale riunioni, 75 camere, ristoranti, negozi, bar, un’area benessere, un centro medico e tanto altro. Uffici e squadre si sono già trasferite qui, ma i visitatori esterni non possono accedere e i genitori sono costretti a sbirciare le partite dei loro figli dalla statale mentre gli spalti restano tristemente vuoti. Nonostante sei progetti su sette siano già stati approvati, il settimo è infatti fermo. Ed è proprio quello degli stadi “Curva Fiesole” (3.000 posti) e “Davide Astori” (1.500), che garantirebbero ai tifosi di partecipare agli eventi e vivere la cittadella h24. Nel dibattito di queste ore qualcuno ha puntato il dito contro i tecnici di Archea, che seguono il progetto fin dall’inizio. «Per due stadi dedicati a giovani e bambini la legge impone gli stessi paletti di San Siro e dell’Olimpico - ci ha spiegato l’architetto Marco Casamonti - parliamo di normative vetuste che non aiutano chi ha visione e decide di investire, come Commisso e la Fiorentina. Volevamo due mini-stadi senza barriere, dove il contatto tra giocatori e pubblico fosse un valore aggiunto. Non è stato possibile e quindi abbiamo rinunciato alla deroga che avrebbe ulteriormente allungato i tempi, tornando al progetto tradizionale». La Fiorentina è stata così costretta ad alzare le recinzioni, a modificare la viabilità e a proteggere i vetri del ristorante che si trova al livello del terreno di gioco (e che affaccia direttamente sul campo). «Tutto questo va in controtendenza anche rispetto alle normative Uefa, che puntano invece a un calcio senza barriere» fa notare Barone. Il club a luglio si è quindi adeguato a una serie di richieste, ma a fronte di nuove indicazioni da soddisfare ora si sente preso in giro. Anche il ministro per lo Sport, Andrea Abodi, intervenendo ieri sulle pagine del Corriere dello Sport ha chiesto «una burocrazia “amica” per un progetto che va a beneficio di tutto il sistema» chiedendo «il giusto supporto delle istituzioni» e augurandosi «che questo spirito trovi corrispondenza nei fatti, più di quanto sia emerso in questi mesi». Una presa di posizione che la Fiorentina ha apprezzato. La prossima riunione della commissione pubblico spettacolo, il 14 settembre, sarà una tappa fondamentale per il destino del Viola Park.


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