Il pareggio di Lecce porta con sé tre buone notizie. La prima: ha fermato la breve serie di sconfitte in campionato dopo Bergamo e i 4 gol della Lazio. La seconda: il gol del pareggio ha coinvolto tutto il tridente, Gonzalez, Cabral per l’assist, Kouame per la rete. La terza e ultima: il secondo tempo, almeno sul piano del temperamento, è stato incoraggiante. Ma possono bastare queste poche indicazioni positive a far dire che l’1-1 sul campo di una neo-promossa dà sicurezza alla Fiorentina? No, non possono bastare perché siamo nella settimana di vigilia dell’Inter, perché il primo tempo è stato un pianto (un solo tiro in porta), perché il Lecce è tecnicamente inferiore alla Fiorentina (basta vedere la differenza del monte ingaggi: dagli 8 milioni e mezzo di Sticchi Damiani ai 64 di Commisso), ma soprattutto perché i viola restano dietro, molto dietro in classifica, 12° posto, accanto a Monza e Salernitana, dietro a Empoli e Torino.
Italiano: "Felice per Kouame. Jovic ha preferito fermarsi"
È un campionato che si allontana sempre più dai viola. Il primo tempo lo hanno giocato male, con preoccupazione, meritando lo svantaggio. E come se non bastasse al sempre più evidente problema del gol si è aggiunto dopo pochi minuti l’infortunio di Jovic, centravanti su cui Italiano aveva deciso di investire in fiducia. Un dolore (o dolorino, vedremo più avanti) per un cambio di direzione. E quando al suo posto è entrato Cabral, quasi una beffa: ha segnato ben due gol, ma irregolari (non per colpa sua) e quindi annullati. In quel primo tempo sbagliato c’era anche altro che non andava. Le marcature, per esempio. Erano allegre come quelle di Dodo e Nico Gonzalez quando il Gonzalez leccese, Joan, li ha lasciati mezzi intontiti sulla bandierina e sul suo cross Cessay ha incenerito Igor, con la difesa viola schierata a... scala.
Da squadra qualunque, anonima, grigia e involuta, la Fiorentina si stava trasformando in una squadra preoccupata. Era andata a Lecce per giocare senza un’idea, solo con lanci lunghi, la maggior parte fuori misura (ne abbiamo contati cinque sbagliati), senza mai riuscire a saltare un avversario, a vincere un dribbling. È andato meglio il secondo tempo, sono aumentati i tiri (10 in tutto), la pressione, l’aggressività, la spinta, ma neppure questo è stato sufficiente per piegare il Lecce (che ha appena 2 punti in meno della Fiorentina). Quando è entrato Milenkovic, ha spinto la squadra 20 metri più avanti. Ma così non basta, non può bastare. Così in campionato Firenze vivacchia.