Un’ora da squadra qualunque, con un gioco qualunque, senza soffrire, senza attaccare, senza giocate, senza un uomo capace di saltare l’avversario. Un’ora di Fiorentina tiepida, sconfinante nell’anonimato. A suo discapito, o forse ancora meglio a suo merito, va detto che pure l’Atalanta, di nuovo capolista insieme al Napoli, stava facendo una partita qualunque, con pochi spunti, poche giocate (quasi tutte dell’ex viola Muriel), pochi attacchi. Dopo un’ora è arrivato il gol che di Lookman ha solo la firma, tutto il resto, dall’idea, alla confezione (a quella confezione, passando in mezzo, in area, fra Martinez Quarta e Venuti che ha alzato le mani come per dire: prego, si accomodi sua maestà) apparteneva ancora a Muriel. E da quel gol la Fiorentina è cambiata un po’ perché stava inevitabilmente cambiando la partita e un po’ perché Italiano ha messo subito il giocatore a cui i viola oggi non possono rinunciare, anche se stremato dalla nazionale, cioè Amrabat, e immediatamente dopo ha schierato, alla Mourinho, tutti gli attaccanti che aveva con sé, affiancando prima Jovic al vago Kouamé, poi anche Cabral in un 4-2-2-2 che ha tenuto in partita la Fiorentina, spingendola alle soglie dell’area atalantina, solo perché la squadra di Gasperini ha sbagliato almeno 3 gol certi per il 2-0.
Due problemi, oltre al grigio di questi tempi viola. Il primo: i 10 giorni della verità. Questa con l’Atalanta era la prima di 4 partite decisive in 10 giorni, giovedì gli Hearts, il lunedì seguente la Lazio e poi ancora gli Hearts. Se non vincono in Coppa, i viola sono fuori anche dall’Europa mentre dal campionato, vista la posizione di classifica e vista la condizione generale della squadra, non possono aspettarsi chissà cosa. Attenzione: vivacchiare è il derby più odiato a Firenze, con gli scozzesi non può esserci che la riscossa.
Il secondo, che poi è il solito dall’inizio della stagione: il centravanti. Italiano ha scelto di nuovo Kouamé lasciando in panchina sia Cabral (l’unica prima punta rimasta a lavorare a Firenze durante la sosta delle nazionali e ultimo a entrare in campo) che Jovic. Per Cabral, più che una bocciatura è sembrata una stroncatura. Non gli piace, è evidente. Kouamé è rimasto in campo per tutta la partita e non ha fatto un tiro in porta, lui che era piaciuto, e non poco, da esterno a inizio campionato. La speranza è che i 20' finali (recupero compreso) di Jovic, entrato davvero bene in campo, abbiano convinto finalmente l’allenatore a consegnare all’ex madridista 3-4 partite di fila da titolare. Solo così può valutarne davvero le qualità. E poi fino al mercato di gennaio non vediamo altra possibilità per una squadra che in 8 partite ha segnato appena 7 gol, come l’Empoli e il Lecce.