L’Empoli si è salvato al terzo minuto di recupero dell’ultima partita di campionato e ha stabilito il record della sua storia: in oltre un secolo di vita non ha mai fatto quattro campionati di fila di Serie A.
Siamo davanti a qualcosa di sensazionale, forse di unico. È stata davvero una stagione fantastica per tutto il calcio italiano, cinque squadre in Champions, il Bologna che ci torna dopo sessant’anni, l’Inter che conquista la seconda stella, l’Atalanta che in finale di Europa League schianta una squadra che non perdeva da 51 partite, la Fiorentina che arriva per il secondo anno consecutivo in finale di Conference, con la possibilità, vincendola, di allargare a nove il numero delle italiane nelle coppe europee, e per chiudere l’addio al calcio di Claudio Ranieri dopo la sua ultima doppia impresa a Cagliari, a trentatré anni di distanza dal primo trionfo in Sardegna. Il calcio ci ha davvero rallegrato e
saziato, e dentro a tutto questo devo mettere anche l’impresa dell’Empoli.
Un piccolo club, una piccola città, una piccola tifoseria, questo dicono i numeri, ma la realtà è diversa, direi opposta. La grandezza delle idee e dell’organizzazione è dimostrata dai fatti. Ti confesso che a gennaio, quando Fabrizio Corsi, da trent’anni la mente e il braccio dell’Empoli, ha ceduto Baldanzi alla Roma ho pensato che le speranze di salvezza si sarebbero ridotte al lumicino. Al suo posto, in un attacco che già segnava poco, pochissimo, sono arrivati Cerri, una riserva del Como, e Niang, un trentenne rintracciato in Turchia che in passato aveva lasciato qualche debole traccia in Serie A. Con questi due acquisti e col peggior attacco del campionato l’Empoli si è salvato.
Su questo trionfo c’è la firma di Davide Nicola. Quando tutto sembrava. perso, quando a Udine, non più tardi di una settimana fa, gli hanno tolto. un gol buono, l’allenatore delle imprese disperate ha tenuto duro, la squadra lo ha seguito ed eccoci qua, col sorriso sulle labbra. Nelle imprese di squadre come l’Empoli, nella loro dignità, nella loro capacità, c’è la risposta al calcio bulimico di questi tempi. Servono i soldi, ma contano ancora le idee. Ed è più di una speranza. Resistere, resistere,
resistere.
Alberto Polverosi.
(zazza) Caro Alberto, sei da quasi 50 anni una risorsa irrinunciabile per il Corriere dello Sport-Stadio, ti ringrazio anche perché questa lettera mi fa pensare che ci sia ancora vita sul pianeta calcio e sul suo satellite Giornalismo sportivo. Per rendere perfettamente il senso della tua passione sarebbe tuttavia bastato il messaggio che mi hai inviato subito dopo il gol di Niang: «Non ci credo, mi sembra di impazzire!». Se l’Empoli ti fa impazzire, è la follia giusta.