Cragno, Cutrone è da squalifica esemplare

L’insulto rivolto al portiere del Cagliari è di una gravità che oggi il giudice sportivo non può ignorare: è l’ingiuria più volgare, perché mira a ferire chi è già ferito di suo
di Giancarlo Dotto
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“…Balbuziente di merda”. La telecamera di Dazn pesca il labiale inequivocabile di Patrick Cutrone riferito ad Alessio Cragno, portiere del Cagliari affetto da balbuzie acuta. Sarebbe incomprensibile nella circostanza, con le regole attuali, una mancata squalifica. Di più, impossibile da spiegare se non qualche spericolato cavillo giuridico. Aspettiamo esemplare (e indignata) sentenza (cinque giornate con la nuova norma), come lo sarebbe nel caso Cutrone fosse stato sorpreso a dire di un avversario “frocio di merda”, “zingaro di merda” o “negro di merda” (non è il caso di Cragno).

Aggiungo che il “balbuziente di merda” di Cutrone è nello specifico offesa molto più grave. Lo sarebbe allo stesso modo uno “storpio di merda” riferito al tale con un grave handicap motorio, un “tisico di merda” a talaltro con una malattia ai polmoni, per non dire di un “mongoloide di merda” a un disabile intellettivo. Se, infatti “frocio”, “zingaro”, “merda” o lo stesso “negro” (per quanto abbia bisogno del fragile alibi della pelle) appartengono ormai al metalinguaggio pulsionale dello sfogo, vituperare un balbuziente che balbetta, un sordo che non sente o uno storpio che zoppica è l’ingiuria più volgare, la più atroce, perché esplicita e mirata a ferire qualcuno che è già ampiamente ferito di suo. Nel caso specifico la balbuzie, quando è grave, è un handicap enorme perché taglia alle radici la possibilità di essere. Se non parli, non sei. Se parli male, oltre a non esistere diventi una macchietta. Trattasi di ingiurie che ingiuriano non tanto e non solo chi le riceve, ma soprattutto chi le pronuncia.

Detto tutto il male possibile di un sistema così invasivo ai giorni nostri da registrare ormai ogni battito d’ali di un vivente, va ricordato che i calciatori sono gli attori principali e dunque seguitissimi di uno spettacolo sotto gli occhi di mille telecamere e dunque di tutti. Patrick Cutrone (Empoli) Impossibile ignorarlo o far fi nta di non saperlo. Le scuse di Cutrone a Cragno? Per come la vedo io: troppo facile. Le scuse quasi sempre raddoppiano l’insulto e non assolvono l’insulso. Per quanto sono, quasi sempre, una comoda “riparazione” senza arrivare ad essere un’espiazione. Le uniche scuse accettabili? «Ho sbagliato sì, ma niente al mondo, nessun tribunale, mi può assolvere o farmi perdonare. Sono a tutti gli effetti un coglione di merda e non avrò pace fino a che non avrò pagato per quello che mi sono lasciato dire». Punizione esemplare? Un mese da balbuziente grave in una squadra di bulli.


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