Bologna una squadra indebolita: il club rifletta

Leggi il commento sulla sconfitta in Champions dei rossoblù
Alberto Polverosi
4 min

Scrivere che il primo gol in Champions, dopo 5 partite, è almeno una consolazione per il Bologna sembra una presa in giro. Anche perché una volta segnata da Lucumi quella rete, che valeva l’uno a uno, il Bologna è stato capace di prenderne un’altra con la difesa schierata, con sei rossoblù e tre francesi in area di rigore. Assurdo.

Era successo perfino peggio in occasione dell’1-0 del Lilla. Nei pressi della bandierina del calcio d’angolo, in una zona di campo dove bisognerebbe tenere le antenne ancora più dritte, a campo aperto Posch con una pallonata ha centrato Beukema, la palla è rimbalzata sui piedi di David in area di rigore, assist a Makau e gol dopo un salvataggio sulla linea dello stesso imperdonabile Posch. Prendere un gol del genere, a tre minuti dall’intervallo, fa un male cane. Ma non è questo il problema del Bologna. Non è nemmeno la sconfitta contro un avversario più tecnico, dallo stile più europeo e mentalmente più preparato. Il problema del Bologna è noto dall’inizio della stagione e la partita col Lilla non è che una conferma: più di così questa squadra non può fare. Il Bologna è questo, né più, né meno, non sfiora neppure il livello della Champions, non compete. E’ inferiore alle altre e decisamente inferiore al Bologna che fu. Italiano può cambiarlo, ribaltarlo come vuole, ma il prodotto finale resta modesto a queste latitudini. E’ ancora oggi la squadra che ha segnato meno in Champions dopo cinque partite. Per rincorrere la speranza di un’impresa, ovvero entrare nel gruppo di chi spareggerà, il Bologna doveva sollevarsi dal suo livello, tirare fuori una prestazione che oggi gli è impossibile. Mancano le qualità per riuscirci, oltre all’abitudine di giocare partite come queste. Il Lilla è quarto in Ligue 1, ha dei buoni giocatori e il valore si è visto nelle sfide vinte contro Atletico e Real Madrid, ma non è una delle grandi d’Europa. Eppure il Bologna l’ha infastidito di rado, senza mai dare la sensazione di poterlo battere. E’ finito a ripetizione in fuorigioco, segno di poca attenzione, ha creato e inciso poco. Per il Lilla anche un palo e almeno quattro prodezze di Skorupski.

E’ la società che deve riflettere su quanto è successo in Champions, un’occasione malamente sprecata. Nessuno pretendeva un mercato stellare, ma nemmeno si poteva immaginare che la squadra venisse indebolita. Certo, le stagioni sono diverse l’una dall’altra, un anno fa andava tutto bene, le scelte di mercato erano state azzeccate, quest’anno è andata male. Italiano ha poche colpe, sia chiaro. E’ l’allenatore più... beffato d’Italia. Era arrivato a Firenze, aveva Vlahovic (17 gol nel girone d’andata) e a gennaio gliel’hanno ceduto. Negli altri due anni e mezzo fiorentini sono stati acquistati centravanti di scarso o scarsissimo livello, se n’è andato e la Fiorentina ha azzeccato la scelta di Kean. E’ arrivato a Bologna, dove dominava la tecnica di Zirkzee, l’hanno ceduto e al suo posto hanno preso un centravanti, Dallinga, che a fine novembre ha segnato zero gol e che ieri, quando ha avuto nel secondo tempo l’unica vera palla-gol del Bologna, da tre metri dalla porta l’ha messa fra le braccia del portiere francese.

Ci voleva altro per salire di livello, o anche solo per restare al livello di un anno fa. Ci volevano idee e investimenti, mancati entrambi. Ora resta il campionato per non perdersi. Italiano dovrà lavorare sulla testa dei giocatori, notti come quella appena vissuta lasciano spesso delle ferite.


© RIPRODUZIONE RISERVATA