Bologna, una preoccupante sensazione di instabilità

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Bologna, una preoccupante sensazione di instabilità© FOTO SCHICCHI
Ivan Zazzaroni
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Ieri mattina quelli del Bologna devono aver sbattuto contro un ramo del lago di Como: per 75 minuti li ho visti imprecisi - più che confusi: invorniti -, di una fragilità imbarazzante sulle ripartenze degli avversari che avrebbero potuto segnare cinque o sei gol. Irriconoscibili Posch, Aebischer, Orsolini, Freuler e allora non posso pensare che questa sia la squadra di Italiano o che Casteldebole sia diventato un orfanotrofio (di papà Thiago).  
I venti minuti finali hanno aggiustato in parte il risultato, ma lo spiazzamento resta. Se le cose non cambiano in fretta, tre punti sui primi dodici impongono un pensiero minimo ed è quello di puntare a salvarsi il prima possibile. 
Ma le preoccupazioni non si esauriscono qui. Si sta facendo largo una sensazione di incertezza e instabilità.  
Nonostante la straordinaria conquista del posto in Superchampions, un premio per la città e per Saputo, il mercato è stato fatto con risorse limitate - una cinquantina di milioni, gli stessi ricavati dalle cessioni di Zirkzee e Calafiori - per evitare, immagino, contraccolpi economici nella successiva. 
Ciò che però mi lascia perplesso è il fatto che la stagione sia iniziata con Sartori e Di Vaio, le menti tecniche, in scadenza. Non sono il loro agente e non posso dire di essere intimo né dell’uno, né dell’altro, tuttavia ritengo che Sartori, uno degli ultimi direttori sportivi di livello, che ha fatto peraltro le fortune della società, debba poter lavorare al futuro, non a un presente privo di garanzie, proprio perché il suo prezioso, ancorché artigianale, modus operandi non conosce pause, è fatto di continue osservazioni, esplorazioni, confronti, di programmazione un anno per l’altro. 
A 67 anni, e dopo aver scoperto decine di talenti, Sartori non deve dimostrare più nulla, ha il diritto di continuare a muoversi come e dove sa. Così come la società, se insoddisfatta, può sempre privarsene in corso d’opera. 
In questa fase del nostro calcio, nel quale le proprietà straniere si affidano sempre più agli algoritmi di Charles Gould e trasformano gli scout in direttori sportivi, rimediando figure di emme, i Sartori, gli Ausilio, i Giuntoli sono panda da proteggere. 
Anche nel calcio il peggiore di tutti i mali è l’incertezza. 


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