Bologna, il coraggio di Italiano

Leggi il commento al nuovo tecnico rossoblù, erede di Thiago Motta
Bologna, il coraggio di Italiano© Getty Images
Italo Cucci
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Chiedere a un giornalista/tifoso (confesso) del Bologna cosa pensa dell’ingaggio di Italiano non è corretto. Gli si dovrebbe consentire di portare con discrezione per almeno novanta giorni il lutto per la “scomparsa” del suo allenatore preferito, Thiago Motta. E invece, richiamandolo al dovere professionale, lo si condanna al ruolo - ingrato e scomodo - del Vedovo Allegro. Costui ostenta la gaiezza disperata di chi si ritrova a danzare sull’orlo dell’abisso sperando di non cadervi dentro. Lustigkeit si chiama quest’allegrezza artificiale che tuttavia m’appresto a interpretare non accompagnato da Franz Lehar ma da Andrea Mingardi. Che mi risulta per nulla allegro anzi molto rhythm and blues. Oh yes. 
Detto questo, ribadisco un concetto pre-Champions: mi fido di Giovanni Sartori - la voce del silenzio - a ciò istruito dal vecchio amico Edy Reja che ai tempi dell’Atalanta me ne parlò sì bene da somigliarlo a Marotta, altro ‘57, altro lumbard. Non mi fido, invece, di chi con tono rassicurante - quello che nel calcio s’usa per fregare il prossimo - mi dice «stai tranquillo, il gioco di Italiano è nel filone di Motta, vedrai che proseguirà il suo percorso». Luigi Tenco - che nel cuor mi sta - suggeriva un cambiamento d’umore e d’amore (Vedrai, vedrai/ Vedrai che cambierà/ Forse non sarà domani/ Ma un bel giorno cambierà…) che propongo modestamente, ma sincero, all’Italiano vero, quello che a La Spezia non era circondato da famelici mediatori che a Firenze lo mandavano in confusione. Faccia il suo gioco, con un dettaglio: l’adegui allo spirito dei bolognesi, non mi faccia vedere le incertezze fiorentine, il vorrei ma non posso di tante occasioni gettate al vento; ritrovi, piuttosto - io sono uno spione col dono dell’ubiquità - il gioco delle stagioni trapanesi (2018-‘19) ch’io seguii per compiacere un amico di Telesud. Fece un capolavoro, herr Vincenzo, promuovendo il Trapani dalla C alla B. E divertendo. 
Non entro in dettagli - magari lo farò in futuro, quando lo rivedrò all’opera - ma vi assicuro che la predisposizione al gioco offensivo «con marcature a uomo aggressive» racconta di un tecnico che studia e vive la partita minuto per minuto rispettando la tradizione mentre cerca uno spazio sempre crescente all’inventiva.  
A Bologna - ahilui - dovrà inventarsi anche gli schemi duttili di Thiago, quelli di una squadra che schierava in campo giocatori virtualmente senza ruoli, intercambiabili. Felici e potenti. E anche qui - se don Vincenzo consente - vorrei parlarne dopo aver visto i giocatori con i quali affronterà l’Italia e l’Europa. Se non altro ha già notevole esperienza internazionale. Gli resta solo di esibire una migliore gestione dell’Ultimo Minuto. A presto. Forza e coraggio. E allegria.


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