BOLOGNA - Riccardo Calafiori è incedibile, con chiunque uno parli tra i capi dello Stato Maggiore del Bologna ti garantisce che il difensore romano rappresenta il simbolo della svolta e dello sbarco in Champions League, e sarebbe terribilmente sbagliato se con il passare del tempo da Joey Saputo in giù dovessero rivisitare questa loro attuale posizione. Tenendo presente anche come la prima competizione europea dovrà essere onorata alla grande, e affinché ciò possa accadere è d’obbligo che venga costruito un Bologna forte, anzi due Bologna entrambi forti, dovendo essere competitivo su tre fronti, Europa, campionato e Coppa Italia. Come dire: dopo che Thiago Motta ha deciso di andarsene e che Joshua Zirkzee molto probabilmente lo seguirà (potendo farlo), ci mancherebbe solo che il Bologna cedesse Calafiori. Se poi dovesse addirittura cederlo alla Juventus (di Motta) sarebbe il colmo, un’ammissione di Grande Debolezza, dopo quello che è stato il comportamento di Cristiano Giuntoli da gennaio in avanti nei confronti del Bologna. Certo, è immaginabile che il direttore sportivo bianconero sia già andato forte sul calciatore e anche sul suo agente Alessandro Lucci, ed è immaginabile che possa fare altrettanto Thiago Motta (se come annunciato «urbi et orbi» andrà ad allenare la Juve), ma Bologna vuole credere che Calafiori non si faccia attrarre da queste sirene, dopo tutto quello che il Bologna ha fatto per lui nell’estate passata.
Calafiori, il tesoro del Bologna
Sì, Calafiori è un altro dei tesori del Bologna che tutta Bologna vorrebbe veder giocare con la maglia rossoblù in giro per l’Europa, e se da una parte (anche se notevolmente a malincuore) potrebbe accettare la sua eventuale partenza di fronte a una proposta indecente, diciamo sui 50 milioni, in Premier League, per niente al mondo (appunto) passerebbe sopra a una sua cessione alla Juventus. Cosa accadrebbe nel caso in cui Calafiori dovesse puntare i piedi per andarci? Detto che a Casteldebole nessuno vuole prendere in considerazione questa possibilità, conoscendo bene il ragazzo romano, va ricordato per dovere di cronaca quello che accade nell’agosto scorso. Quando Calafiori, volendo lasciare a tutti i costi il calcio svizzero, fu offerto a tante società italiane (a cominciare dal Milan) dal suo procuratore Lucci. Ebbene, più di una gli chiuse le porte in faccia, creandogli infinite difficoltà, quella che di contro gli evidenziò maggiore stima fu proprio il Bologna, nonostante avesse già come centrali di difesa Beukema, Lucumi e Bonifazi (entrambi di piede sinistro) e come esterni di sinistra Kristiansen e Lykogiannis, credendo prima di tutto nel suo completo recupero fisico (da un doppio crociato) e poi nelle sue grandi potenzialità tecniche.
Bologna, sette giorni a Zirkzee
Eccome se hanno avuto ragione Sartori e Di Vaio facendo quella scelta, anche perché dopo aver parlato con lo stesso Calafiori avevano capito quelle che erano la sua fame e la sua voglia di tornare a essere protagonista nel campionato italiano, dopo i guai fisici con i quali aveva dovuto convivere. Ora, è vero che nel calcio come d’altra parte nella vita la riconoscenza è ormai un optional, ma se il Bologna è rimasto profondamento deluso per il modo e i tempi con i quali Thiago Motta ha tolto le tende da Casteldebole, per l’eventuale richiesta di Calafiori di essere ceduto alla Juventus si sentirebbe addirittura tradito. Anche se poi la sostanza non cambierebbe, almeno ad ascoltare ciò che emerge dal centro tecnico: da un’altra parte magari sì, se proprio questa fosse la sua volontà, ma alla Juve mai. Per quanto riguarda Zirkzee, il Bologna vuole conoscere entro sette giorni le sue intenzioni: se vuole andare via o se è pronto a restare.