BOLOGNA - Come volevasi dimostrare. E ora che la farsa è finita e Thiago Motta va via in pace (più con se stesso che con gli altri) da Casteldebole, finalmente il Bologna può cominciare a pensare seriamente all’uomo che dovrà prendere il suo posto. Dopo che per una questione di correttezza nei suoi confronti, anche per non volergli mettere su un piatto d’argento un pretesto al quale potersi attaccare per motivare il suo addio forse programmato da mesi, il Bologna ha perso due tecnici che gli piacevano, Tudor finito alla Lazio e Farioli, che in queste ore ha trovato l’accordo con l’Ajax. Attenzione, non significa che Sartori e Di Vaio siano rimasti a guardare nel frattempo, questo no, ma quando con un allenatore non puoi prendere impegni non è che poi stia ad aspettare i tuoi comodi (in questo caso quelli di Thiago e del suo agente Alessandro Canovi) e il rischio di vederseli sfuggire eccome se c’è. Una volta sottolineato questo, il Bologna ha ancora la speranza di poter chiudere con Italiano, che era e continua a essere la sua prima scelta, ma per il rispetto che ha per una società amica com’è la Fiorentina aspetterà la finale di Conference prima di dargli l’assalto decisivo. Le altre soluzioni? Almeno a oggi Di Francesco e Palladino. A domani vediamo...
Thiago Motta-Bologna, è finita
Il Bologna immaginava che sarebbe finita così, lo aveva capito da tempo, poi in fondo quando da mesi un allenatore viene avvicinato con tanta insistenza a un’altra società come puoi pensare che non ci sia niente di vero. Tenendo anche presente come fossero diventati di dominio pubblico dentro lo stesso mondo del calcio (tra gli allenatori di altre squadre, tanto per essere più chiari) i due incontri che Giuntoli avrebbe avuto con lo stesso Thiago al Touring di Fiorano. Insomma, è vero che a Casteldebole temevano che non sarebbe rimasto, ma è vero anche che volevano credere sia alle parole di Thiago che a quelle del suo agente, i quali garantivano che nessuna decisione ancora era stata presa. E così è accaduto fino alla settimana passata, tanto è vero che il presidente Saputo ha sperato addirittura fino al giorno prima di poterlo convincere a restare. Ora, che Thiago lo abbia fatto anche per difendere l’impresa che la squadra stava costruendo è sicuro, magari temendo che il giocattolo potesse rompersi, ma da una parte se il tecnico aveva tutto il diritto di prendere impegni con chi voleva essendo in scadenza di contratto a giugno, da un’altra aveva anche il dovere di informare (anche solo) il suo datore di lavoro Saputo su quelle che erano le sue intenzioni, perché al fatto che ha deciso il suo domani solo in queste ultime ore, dai, nessuno può crederci.
Bologna, affari con la Juve
Altra querelle, e ci sono di mezzo ancora la Juventus e Giuntoli. Chissà se di sua iniziativa o su indicazione dello stesso Thiago. Si, perché dopo essere andati su Joshua Zirkzee (e in questo caso il Bologna ha le mani legate) ecco che ora fanno sapere sotto sotto di essere a un passo da Riccardo Calafiori, classe ‘2002, costo dell’operazione sui 25 milioni. Quando Bremer (classe ‘97) due anni fa fu pagato 50 più bonus. Detto che in casa Bologna sembra quasi che ormai Giuntoli faccia affari quando vuole e come vuole, prima a dicembre strappandogli il giovane Adzic con Sartori che aveva già l’accordo con la società montenegrina poi Thiago Motta a febbraio/marzo, ci mancherebbe solo che ora arrivassimo al «non c’è 2 senza 3». E se ciò accadesse, per il Mondo Rossoblù sarebbe un clamoroso autogol sia agli occhi della gente che della squadra: come, il Bologna arriva in Champions League e cede i suoi gioielli? Brutto, non può andare così. Non deve.