Bologna, Mihajlovic jr allenatore a Casteldebole

Una storia che non può finire: Miro, figlio di Sinisa, sarà il vice della Under 15 (o 16)
Bologna, Mihajlovic jr allenatore a Casteldebole© ANSA
Cristiano Gatti
3 min

C’è ancora tanto Mihajlovic nell’aria. Sempre di più. Ce n’è nella memoria di tanti tifosi, che ricordano come adesso quelle staffilate spaventosamente potenti e precise, quella leadership – così solennemente chiamata - già in mezzo al campo, quel carisma poi seduto in panchina, più frequentemente in piedi davanti alla. Ma c’è un Sinisa che ricomincia e cresce girando nell’eterno cerchio della vita, c’è un Sinisa nuovo e diverso nei volti e nel futuro dei suoi sei figli, ciascuno per la sua strada, ciascuno con i suoi modi. 
Sembra adesso quando Sinisa gettava le fondamenta, come un capomastro a maniche rimboccate, del Bologna d’oggi, poi completato e rifinito dall’archistar Thiago Motta. È giusto dirlo, sarebbe criminoso dimenticarlo, questo Bologna fantasmagorico è il miglio finale di un viaggio cominciato proprio da Mihajlovic, con la sua impronta di coraggio e di serietà mai più sbiadita. Una storia bella e malinconica, con quel suo epilogo da piangerci sopra come disperati, l’emblema della forza in balìa della malattia, piegato e indebolito, ma mai davvero vinto, nemmeno nell’ultimo minuto del tormento.

Il figlio di Mihajlovic sulla panchina del Bologna

Ci sono storie che restano sempre col finale aperto, senza una fine definita e definitiva, fanno dei giri immensi come gli amori di Venditti e poi ritornano, ricominciando da capo. Questa di Sinisa e del Bologna sembra di nuovo al via proprio in questi giorni, un anno e mezzo dopo l’addio: uno dei figli, quel Miroslav detto Miro che già nell’agosto scorso, a 23 anni, s’è preso il patentino allenatori C per le giovanili, vestirà la tuta del papà e andrà a fare il vice dei ragazzini under 15 o 16. Un Mihajlovic sulla panchina del Bologna, in scala ridotta, in versione junior: sono i momenti lievi del calcio taglio umano. Risuonano le parole che soltanto pochi mesi, a patentino acquisito, l’erede consegnò ai giornali: «Ho imparato da lui cosa significa essere un uomo e quali sono i valori umani da non tradire mai. Voglio arrivare in Serie A, lo devo a mio padre e lo devo a me stesso, perché questa è la mia grande passione: allenare diventa una ragione di vita». 
Non sta scritto da nessuna parte che i figli ripercorrano le stesse strade dei padri. Dopo tutto, non è neanche così bello. Ognuno ha i suoi percorsi. Ma un altro Mihajlovic a Bologna è comunque suggestione da cogliere. E da cullare. Fa onore al Bologna, che dimostra di non rimuovere niente, neppure nei giorni dell’euforia. E certo fa orgoglio nell’alto dei cieli, dove Sinisa l’allenatore si concederà uno dei suoi sorrisi nascosti, debolezza migliore dell’uomo forte. In contemporanea, sorriderà anche Sinisa il nonno, perché un’altra delle sue creature, Virginia, moglie del genoano Vogliacco, è in attesa del secondo bambino, che chiamerà Leone Sinisa. 
Il tempo scorre, ma Mihajlovic e la sua storia forte non sfumano in lontananza. Il ricordo sbuca da tutte le parti. Non è vero che gli uomini dimenticano in fretta: è più vero che gli uomini dimenticano chi si può tranquillamente dimenticare. 


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