Zirkzee, l'olandese nel regno di Baggio

L'ex Bayern Monaco si sta avviando a passi rapidi nel regno dove il calcio è fantasia, di cui il 'Divin Codino' è da tempo lo storico proprietario
Alberto Polverosi
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Messaggio inviato a un collega (tifoso) bolognese alla fine della partita di San Siro: la tua squadra ha due fenomeni, uno in campo, l’altro in panchina. Risposta: no, ne ha tre, uno è in sede. Giusto. Deduzione facile: Zirkzee, Thiago Motta e Sartori. Poco dopo, messaggio ricevuto da un collega (tifoso) fiorentino: ho rivisto Baggio. E se lo dice lui che, come chi scrive, perdeva la ragione quando Baggio giocava, ci si può credere. Con due differenze da non sottovalutare. La prima: Zirkzee si sta avviando a passi rapidi nel regno dove il calcio è fantasia di cui Baggino è da tempo lo storico proprietario. La seconda: anche se aveva una forza incredibile nelle gambe, Roberto non era un gigante e i suoi 174 centimetri consentivano agli avversari di prenderlo spesso a martellate, l’olandese è 20 centimetri in più e se c’è da fare a sportellate non si tira indietro.

Bologna, una squadra completa

Il Bologna di San Siro (ma si può dire pure il Bologna di questa stagione) è una squadra dove trovi tutto. Trovi il gioco, il collettivo, la capacità di soffrire, l’organizzazione nel difendersi e l’accortezza di non esporsi quando non è il caso. Poi trovi l’arguzia, l’intuizione, la concretezza, la sveltezza e la fantasia che trabocca in quell’olandese straordinario. Sa come si palleggia, ma conosce ancora meglio l’arte della sorpresa, verticalizza in un attimo e, come è capitato all’Inter, ti mette sotto che non te ne accorgi nemmeno.

Bologna, la conoscenza

Dovendo scegliere una sola parola per definire il Bologna attuale diremmo la conoscenza. Thiago Motta ha arricchito i giocatori sul piano tecnico e tattico, li ha resi più competenti e li ha dotati di una consapevolezza che prima non avevano. In questo lavoro ricorda Spalletti che un anno fa ha portato il Napoli oltre i propri limiti. Ecco, la sensazione è che oggi il Bologna stia facendo qualcosa che solo l’allenatore poteva immaginare. Ha buoni/ottimi giocatori, ma non sono le individualità a migliorare il collettivo, semmai è il contrario, è il gioco a esaltare i suoi interpreti, pur facendo una ovvia eccezione per Zirkzee perché in questo caso siamo in una dimensione a parte. La gara di San Siro ha regalato a Thiago Motta altre certezze, rendendo più profondo il proprio organico. Ora sa (ma lo sapeva già prima...) di avere due portieri che si equivalgono (e forse Ravaglia, almeno in questo momento, ha qualcosa in più di Skorupski), sa di poter ruotare la coppia di difensori centrali avendo in pratica tre titolari (Lucumi, Calafiori e Beukema), lo stesso per la coppia di mediani (Moro, Aebischer e Freuler), ha due trequartisti diversi ma tutt’e due di livello (Ferguson e Fabbian) e tre ali che lasciano il segno (Saelemaekers, Ndoye e Orsolini). Già, a San Siro mancava anche Orsolini, il capocannoniere del Bologna nel campionato scorso. 

Bologna, i precedenti fanno sorridere

La domanda che molti si fanno è se e quanto può reggere a certi livelli. Il precedente statistico induce all’ottimismo. Nel campionato scorso, alla fine del girone d’andata il Bologna aveva 23 punti, alla fine del girone di ritorno ne aveva 54, otto in più dell’andata. E’ una buona base per immaginare quanto meno la conferma del rendimento attuale anche nella seconda parte della stagione. Che si tratti di una squadra forte non ci sono più dubbi, ma per capire quanto è forte servono altre verifiche e già quella di domani, contro l’Atalanta, è molto interessante. Capiremo, per esempio, se il Bologna è in grado di reggere tre partite in sette giorni, non tanto sul piano fisico e atletico, ma soprattutto su quello mentale. Ha vinto le ultime due e se fa tris allora la faccenda diventa seria. 


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