Una decina di anni fa, poco prima di partire per l’Europeo del 2012, parlando con Prandelli, il ct dell’epoca, venne fuori il discorso su Thiago Motta. Domanda nostra: ma sei davvero convinto che sia l’uomo giusto per questa squadra? Risposta di Cesare, una specie di sentenza: «Non hai idea di cosa riesca a vedere Thiago quando è sul campo». Quello che Thiago Motta vedeva sul campo continua a vederlo dalla panchina. È stato la mente di molti allenatori, compresi Mourinho nell’anno della tripletta e Prandelli nell’Europeo del secondo posto. Se prendiamo come base fattori tipo il livello tecnico della squadra, la completezza dell’organico, le ambizioni, il gioco e i risultati, si può ragionevolmente sostenere che Thiago sia in questo momento il miglior allenatore della Serie A insieme a Di Francesco, D’Aversa e Palladino. Tutt’e quattro, col gioco e i risultati, sono andati oltre le aspettative, ma finora l’italo-brasiliano ha spinto più degli altri, facendo crescere la squadra in una dozzina di mesi, quelli di questa stagione e quelli del campionato scorso quando a settembre 2023 ha preso il posto di Mihajlovic, che resterà per sempre nel cuore di tutti noi. Non era un momento facile, il Bologna era avvolto in una cappa di tristezza, il legame di Sinisa con la squadra era forte, il suo carisma era inattaccabile, al nuovo allenatore servivano tatto, sensibilità e umanità prima ancora delle conoscenze calcistiche. Thiago aveva preso la squadra il 12 settembre, aveva 6 punti dopo 6 partite, era 11° in classifica, alla fine è arrivato 9°, a due punti dalla Fiorentina che, per effetto della squalifica Uefa della Juve, è entrata in Conference League.
Il lavoro Thiago Motta
A raccontarla così sembra facile, così come è facile e piacevole raccontare il Bologna di oggi, ma l’inizio di Thiago era stato terribile, con tre sconfitte nelle prime quattro partite. Ci voleva una forza non da poco per non mollare e riportare la squadra in linea di volo. E’ stato in quel periodo che il giovane allenatore ha cominciato a dare il meglio di sè. Quest’anno è partito con una squadra a cui mancavano dei pezzi, che lui ha montato piano piano, uno dopo l’altro, fino a dare vita alla creatura di questi giorni. Il Bologna è la squadra con le più ampie conoscenze del campionato. Sa difendere e ripartire, sa palleggiare e verticalizzare, sa gestire, aspettare e colpire. Ha un talento straordinario, un diamante puro come Zirkzee, ma la qualità dell’olandese brilla così tanto perché si associa al resto della squadra, non è fine a se stessa. Thiago è partito però dalla difesa, dalla fase difensiva alla quale tutti si prestano. Ha buoni interpreti, come Beukema e Lucumi, ma è non solo grazie a loro se oggi il Bologna ha la terza difesa della Serie A dopo quelle di Inter e Juventus.
I numeri del Bologna
Dieci gol incassati in 13 partite, l’anno scorso ne aveva presi quasi il doppio, 19. E’ stato su quel difetto che l’allenatore ha prestato attenzione e orientato il lavoro, lo ha limato fino a trasformarlo in un punto di forza: finora per 6 volte Skorupski non ha preso gol. Potrebbe e dovrebbe segnare di più, rispetto al campionato scorso ha un gol in meno, ma anche un Arnautovic in meno. Alla tredicesima giornata l’austriaco era al secondo posto nella classifica dei cannonieri con 7 gol, Osimhen ne aveva segnati solo uno in più. Ma in questo caso, senza eccedere in ottimismo, basta aspettare la crescita di Zirkzee, che già adesso non fa rimpiangere Arnautovic. Anzi.