Sto scrivendo una favola, come ai tempi in cui seguivo la mia squadra con compromettente affetto. E ieri, all’improvviso, come un balzo in stagioni archiviate insieme a immagini di gioia e bellezza. Tanto può fare una vittoria dei rossoblù, se accompagnata dalla festa di Orsolini per il quarto “gol impossibile”, la sua dolente specialità. Non è bello solo vederlo vincere, il Bologna di Motta; è bellissimo vederlo crescere, quasi darsi un’identità che in fondo ha raramente avuto, salvo qualche battaglia firmata Sinisa. Se ricordo bene, l’ultima polemica fra Mihajlovic e Saputo verteva su un dettaglio desolante: traguardo a 10 punti o a 12? Oggi, vedere una squadra che viaggia a tutto gas con nobile furore (oddio, mi scappano le parole) vien da pensare che l’insolita eccitazione sia dovuta alla vicinanza con la Juve (a proposito, forse mi son perso perché con la gelata del -15 la Signora in classifica l’hanno messa sulla sinistra e il Bologna a destra. Adesso si sono scambiati il posto, vediamo se dura…). È una squadra giovane anche di spirito, quella che Motta ha rinnovato senza far rumore se non eccedendo in ottimismo che oggi gli dà ragione.
Una squadra giovane, ma matura
Giovinezza operosa, specialità del tempo. Ingenuità a parte (vedo Zirkzee troppo innamorato della palla) stupisce la maturità di Cambiaso che ha imposto alla difesa uno stile offensivo (ossìmoro, direbbe qualcuno) fino al punto di diventare reparto d’assalto quando al 37’ imbecca Posch e lo manda in gol. Meraviglia, contropiede con interpreti difensivi, ragazzi in gamba, nel senso di buona velocità. Il romanzetto diventa avventura senza purtroppo perdere un dettaglio di scorante durata: sono anni che vedo Orsolini battersi con onore, anche con spunti di qualità, anche con determinazione ascolana, testarda: niente. Meriterebbe almeno un gol a partita. E invece. Anche ieri ci ha provato al 6’, poi lunga pausa e una mitragliata di tentativi al 31’, al 34’, al 35’… al 46’, al 68’. Al 72’ segna, è anche un bel gol. Col cavolo, fatto e annullato. Fuorigioco semiautomatico, fresco fresco per lui. Ma reagisce, Orso, con quel sorriso sconsolato che parla di streghe, di burde persecutrici. Non s’arrende e ecco, finalmente, al 77’ il gol benedetto, la gioia semplice, quasi stupita. Lo ha servito a dovere Dominguez, appena entrato, una mossa scaltra di Motta per riportare la squadra padrona del campo dopo un lieve abbandono. Forza Orso. Non c’è Arna, il capo sei tu. Un altro gol - come somma di interventi efficaci - lo segna Skorupski, forse colui che da più tempo cerca una squadra che meriti le sue virtù. E l’avversario? Lo Spezia, corsaro su altre sponde, a Bologna non è neanche arrivato, è parso sparring partner e poco più. Ma non esagero se dico che è stato anche questo Bologna a non dargli respiro, vincendo con pieno merito.