La festa sognata con un bel gol firmato Arnautovic-Dominguez è finita in fischi. Una palla persa e un recupero violento e stupido di Orsolini su Rincon al 70’ ed ecco al 72’ il pareggio di Djuric. Non “il” colpevole solitario, Orsolini, ma sicuramente il terminale di un’assurda manovra che Motta ha voluto esibire tradendo un inizio convincente - e da applausi e canti - sostenuto da un contropiede felice. E infatti Orsolini è uscito un minuto dopo la beffa, rilanciando oscuri pensieri e una rabbia palese per l’occasione di rilancio gettata al vento.
Doveva essere una storia di Triplettisti nerazzurri in pensione, quasi una favola. Han recitato un tempo a testa ma Stankovic è quello che esce con un barlume di vantaggio. Motta invece ha perso la testa e il Bologna è come se avesse perso la partita. Che aveva vinto quaranta minuti prima… Come fai, dimmi, come fai Thiago a buttar via stupidamente una vittoria che avevi costruito con intelligenza? E ringrazia Soumaoro e Skorupski che hanno tolto dai piedi di Caputo e Verre il gol della vittoria sampdoriana.
Mi ero illuso - partigiano confesso - al gol di Dominguez, ispirato da un bel tiro di Arnautovic respinto da Aebischer, di esser presente al momento della resurrezione. Pretendevo - insieme a tanti - un miracolo che non è avvenuto. All’inizio il Bologna si muoveva agilmente, vivo, e dava fiato alla voglia dei tifosi bisognosi di cancellare l’infame pagina di Torino. Ci si era una volta dippiù affidati ad Arnautovic - richiamo permanente alla favola di Nielsen - ma è stata proprio l’uscita di Marko, al 79’, a far capire che Motta era finito nel pallone.
E adesso? Riprendo le parole di Sartori che, come se rispondesse a un mio invito, ha parlato alla famiglia rossoblù e al popolo inquieto ammettendo con franchezza la necessità di «affrontare i problemi con coscienza, sapendo che tutti a Casteldebole, dal primo all’ultimo, siamo responsabili di questa situazione». Ma è proprio vero che le parole sono spesso soltanto un suono di tromba che diventa un peto: serve qualcosa di più e lo dico a Joey Saputo, uno degli uomini più ricchi del mondo che a Bologna ha trovato solo mortificazione. C’è un proverbio che il generoso (?) siculo/canadese già conosce, e glielo rammento in due lingue invitandolo a Bologna accanto alla sua squadra inguaiata come mai: «l’occhio del padrone ingrassa il cavallo. The master’s eye fattens the horse». Anche l’asino, eventualmente.