BOLOGNA - Condannati a giocare. Sempre. E possibilmente anche a non farsi male, perché in quel caso sarebbero dolori per Sinisa Mihajlovic. Questo discorso vale soprattutto per Danilo Larangeira e Rodrigo Palacio, ma per certi versi anche per Gary Medel e Andrea Poli, considerato che tra la fine del lockdown e la ripresa del campionato passato Sinisa parlò a tutti e quattro con grande chiarezza per fargli capire quello che avrebbe dovuto essere il loro ruolo nella successiva annata. Questa annata. All’atto pratico, prima che Palacio e Danilo rinnovassero il contratto. Miha tenne a informarli che non avrebbero dovuto aspettarsi sconti e vantaggi per quello che era il loro passato, che la loro importanza nel gruppo sarebbe rimasta la stessa di prima ma che se lo avessero meritato ecco che sarebbe stato costruito un Bologna fatto soprattutto di giovani. Patti chiari e amicizia lunga da subito per evitare che con il passare del tempo potessero nascere equivoci o malintesi, Danilo e Palacio rinnovarono e anche Poli e Medel accettarono la nuova realtà. Con Sinisa che a quel punto fece festa, sapendo bene come in una squadra la presenza di calciatori con un grande vissuto sia fondamentale anche per la crescita dei giovani.
Da allora gli scenari sono notevolmente cambiati, per quanto riguarda la difesa non solo non è arrivato un rinforzo ma prima della chiusura del mercato è stato ceduto anche Mattia Bani, che nelle intenzioni di Sinisa albergava, se non addirittura come titolare per come si era comportato nella prima parte di quel campionato, quanto meno come prima riserva. E anche per l’attacco Miha ha dovuto fare a meno ancora una volta di una prima punta, nonostante gli manchi da due anni, come ha ammesso di nuovo alla fine di Milan-Bologna di sabato passato. Ecco il motivo per il quale Danilo e Palacio sono condannati a giocare sempre e anche a non farsi mai male, perché almeno a oggi né Stefano Denswil né Nehuen Paz offrono sufficienti garanzie e perché alle spalle del campione argentino ci sono ragazzi come Edoardo Vergani e Simone Rabbi, entrambi del 2001.
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