BOLOGNA - Sinisa Mihajlovic è stato chiaro e fermo con la squadra, avete presente il Bologna della Grande Cavalcata da fine gennaio a metà maggio che riuscì a recuperare addirittura dieci punti a chi gli stava davanti, finendo per fare suo addirittura il decimo posto in classifica? Bene, Sinisa rivuole quello, con la stessa ferocia di allora, la stessa voglia di stupire e vincere, sì, anche con la stessa voglia di soffrire, quando inevitabilmente ce ne sarà bisogno. Anche perché dopo la tremenda malattia che ha dovuto superare l’anno passato solo ora Miha potrà (e dovrà) tornare a essere l’autentico valore aggiunto del Bologna. Per un motivo su tutti: per trasmettere ferocia a chi ti ascolta quotidianamente devi esserlo tu per primo, il sacro furore devi averlo addosso tu affinché i tuoi giocatori poi possano copiarti, seguirti e portare dentro il campo certi concetti. No, nel campionato passato non è stato così, o almeno non lo è stato con continuità, ma neanche avrebbe potuto esserlo, alla luce di quella che era la realtà con la quale il Bologna e soprattutto lo stesso Sinisa hanno dovuto convivere fino a dicembre. Non dimenticando poi che alla ripresa dei lavori dopo il lockdown è stato un campionato del tutto anomalo, con i rossoblù che tra l’altro si sono ritrovati in mezzo al guado, lontani com’erano sia dall’Europa che dalla zona a rischio retrocessione.
E fate attenzione, Sinisa ha ragione anche quando fa capire che questa ferocia sarà necessaria per poter poi arrivare alla fine dei giochi tra il nono e il dodicesimo posto. E sapete perché? Primo punto: solo quando il Bologna sa essere aggressivo, va a pressare alto, rende complicata la vita ai dirimpettai su ogni giocata può fare risultato contro tutti. Di contro quando nella testa non ha questi principi diventa molto vulnerabile e di conseguenza battibile da tutti, non avendo almeno a oggi dosi infinite di qualità (che arriveranno eventualmente con la crescita di questi giorni), soprattutto dalla cintola in giù.