È stato un venerdì da scudetto. Inter e Atalanta hanno esibito prestazioni muscolari e rivelato che, al di là del gioco a nascondino, forse Antonio Conte non ha tutti i torti. Il Napoli domani dovrà battere la Lazio se vorrà rimanere in testa alla classifica. L’Inter ha travolto il Parma per 3-1 (e il risultato le sta stretto). L’Atalanta ha vinto l’ennesima partita complessa, qualcuno la definirebbe sporca, stavolta contro il Milan. La squadra di Gasperini ha vinto con merito 2-1, anche se ha dovuto attendere il minuto 87 per segnare il gol decisivo. Con Lookman. L’Atalanta è alla nona vittoria consecutiva in campionato. È squadra adulta, consapevole, matura. Ha imparato a gestire la tensione nervosa e agonistica. E ha imparato ad aspettare il momento giusto per colpire (e affondare) l’avversario. Non ha la fretta dei parvenu e di chi si sente fuori posto. Del resto parliamo della squadra che lo scorso anno ha dominato l’Europa League schiantando Liverpool e Bayer Leverkusen. Sarà anche territorialmente una provinciale ma Atalanta è ormai sinonimo di una squadra e di un club che navigano stabilmente nell’eccellenza. Due le foto della serata. Una è De Ketelaere (al Milan considerato un bidone) che salta in testa a Theo Hernandez e segna l’1-0. L’altra è Zaniolo che attende di entrare ma dalla tribuna Gasperini prende tempo per tenere in campo Lookman ancora un altro minuto. E infatti Lookman segna. Il Milan farebbe bene a ripensare sé stesso. Non è ancora finito il girone d’andata ed è fuori dalla lotta scudetto e lontano dal quarto posto. Theo Hernandez è un calciatore irriconoscibile. E anche se l’Atalanta è fortissima, dimenticare Lookman sul calcio d’angolo è un errore che descrive in maniera impietosa il disorientamento rossonero e il lavoro di Fonseca. Resta l’Inter. È stato uno show. La seconda goleada di fila in campionato. I tre gol al Parma dopo i cinque al Verona. Dalla sconfitta nel derby (l’unica stagionale), i campioni d’Italia in Serie A ne hanno vinte sette e pareggiate due (contro Juventus e Napoli). Non è solo una questione di statistica ma di crescita corale. Ieri sera è stata una delle prove stagionali più convincenti della squadra di Inzaghi. Per maturità, per consapevolezza, per dominio della partita. Avrebbero meritato un punteggio più ampio del 3-1. Proprio come al Bentegodi, l’Inter ha offerto quella sensazione di schiacciante superiorità. La capacità di esibire accelerazioni inconsuete per il campionato italiano. Le incertezze di inizio stagione (almeno in Serie A) sembrano un lontano ricordo. In tanti, tra i calciatori, meriterebbero una menzione. Ne scegliamo tre. Innanzitutto Dimarco che ha avuto il merito di segnare il gol del vantaggio e ormai sfodera la continuità dei calciatori di livello superiore. Poi Barella: ha segnato il 2-0 con disinvoltura e padronanza tecnica. E quindi Mkhitaryan che a quasi 36 anni (li compirà a gennaio) regala squarci di calcio sopraffino come in occasione dell’assist a Barella. L’armeno è una delizia per gli occhi nonché custode dell’elisir di lunga vita. L’unica nota negativa della serata è stato Lautaro che non è riuscito a segnare nonostante le occasioni avute. Si capisce che per lui sta diventando un peso. Non va in gol dalla partita col Venezia (il 3 novembre). Ma è un problema che è solo individuale: non ha alcun impatto sulla squadra.