I conti politici forse tornano, le firme di sicuro pesano e qualche avversario sta rientrando nei ranghi. Quindi, Gravina considera questo momento come propizio per l'annuncio: si ricandida. Dopotutto, se nel calcio esistessero le primarie, il 4 novembre lui le avrebbe stravinte. Durante quell'assemblea, prima inquadrata come occasione elettorale post-disastro Europeo e poi divenuta sede per la riforma dello statuto, l’attuale presidente Figc ha infatti portato a casa l’83% delle preferenze con appena il 6,4% di voti contrari. La politica gli aveva detto «le leghe devono pesare sulla base del loro apporto economico» (emendamento Mulé), lui ha studiato un piano di riequilibrio che, pur con qualche critica e non senza polemiche, alla fine è stato sostenuto da quasi nove delegati su dieci. Nella giornata di oggi, la terza discesa in campo (la prima nel 2018, l'altra nel 2021) diventa ufficiale tramite un'intervista al Corriere.
Tutti con Gravina: i numeri
L'attuale numero uno di Via Allegri ha incassato il sostegno diretto di Serie B (6%), Lega Pro (12%), Dilettanti (34%), calciatori (20%) e allenatori (10%), con parecchie firme già raccolte. Ufficiosamente, conta anche sull'appoggio della maggioranza delle società di Serie A, la componente che aveva alzato un muro negli ultimi anni e che oggi non dovrebbe designarlo solo per una questione di opportunità, essendo i club alle prese con la scelta del presidente di Lega che succederà a Casini. Quindi, il 3 febbraio a Roma Gravina farà incetta di voti: Inter, Juve, Roma, Atalanta e Bologna da tempo si sono staccate dal fronte d’opposizione federale guidato da Lazio, Napoli e Verona; recentemente le hanno seguite Como, Fiorentina, Monza, Parma, Udinese e Venezia. Più Lecce e Cagliari che, pur non essendo tra le undici autrici delle lettere scritte per scongiurare una causa contro la Figc, il 4 novembre si erano comunque astenute. Persino Cairo, tra gli oppositori della prima ora, sembra aver cambiato idea: giusto ieri ha ricordato che «Gravina è stato molto bravo e ha tenuto la barra dritta durante la pandemia».
Elezioni, tutte le strategie
Giovedì scorso Gravina ha spedito due messaggi. Il primo: «Ho la consapevolezza di avere numeri molto importanti». Il secondo: «C’è la certezza del risultato, devo però valutare se ci sono i presupposti per guidare la federazione con una serenità diversa». Forse per il timore di essere strumentalizzato, anche Del Piero, corteggiato dal florido "gruppo Lotito", sembra essersi messo in guardia. «Sono stato accostato a una frangia contro un’altra, ma non sono quel tipo di persona», ha detto a Sky. Alex, in qualsiasi caso, non ha chiuso definitivamente allo scenario della presidenza: «Nel caso, bisogna sedersi con chi ti vuole e dire “parliamone”. Oggi non c’è niente di concreto...». Qualcosa potrebbe tornare a muoversi nei prossimi giorni. Pare che il suo nome, comunque, sia stato tirato dentro la partita con una fine strategia politica: spaccare l’Assocalciatori, che si troverebbe in imbarazzo nel non sostenere uno dei suoi figli, e indebolire Gravina, che ha in quella componente tecnica uno zoccolo duro del consenso.
L’indagine della procura di Roma sulla compravendita dei libri antichi, il dossieraggio illegale e anche qualche operazione parallela (due solo nelle ultime ore: presentate un’interrogazione in Senato per il ministro Abodi sull'inchiesta e un’istanza di un tesserato Aia al Garante del Codice di Disciplina Sportiva), non sembrano però aver scoraggiato Gravina che, nonostante i tanti nemici, potrebbe ritrovarsi a correre senza avversari.
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