Bologna-Milan, i soliti casini

Leggi il commento del direttore del Corriere dello Sport-Stadio
Ivan Zazzaroni
4 min

«Ci sarebbe Natale...» è stato il suggerimento del presidente della Lega calcio. Una battuta fatta col sorriso, in leggerezza, che tuttavia contiene un’amara verità. Non nutro peraltro dubbi sulla sensibilità di Casini, che se oggi si trovasse per caso a Bologna, tra via Andrea Costa e via Sabotino, dalle parti del Dall’Ara, si farebbe certamente consegnare una vanga e spalerebbe il fango rimasto e insomma darebbe una mano ai volontari seguendo le indicazioni a distanza di Scaroni.
La Lega sembra cattiva e superficiale, ma non lo è: è solo diversamente rispettosa. Non aveva una data utile per il recupero di Bologna-Milan e allora ha minacciato di farla giocare a porte chiuse, in campo neutro, a burraco, alla morra. È anche ricorsa allo spauracchio dello 0-3 a tavolino. Le ha provate tutte, ma proprio tutte.
Alla fine s’è dovuta arrendere al Bologna e al sindaco Lepore: rinvio a ddd. Una decisione comunicata al termine di un’assemblea straordinaria durata ore, ma con tanto di tramezzino, quello - sì - ordinario. Ha scelto l’opzione più scomoda, nonostante lo stesso Scaroni del Milan ne avesse indicate soltanto due: porte chiuse o campo neutro. «Ma io non ne so molto», aveva premesso.
Il calendario è intasato, compresso, imbottito di eventi, mettetela come vi pare, e la situazione che si è venuta a creare è imbarazzante. Secondo la Lega, sottomessa all’Uefa assai più che alla Figc, il calcio deve prevalere su tutto. Il calcio, non gli altri sport, visto che la partita della Virtus basket era stata spostata per gli stessi motivi.
La partita può essere più importante di una vita spezzata, della perdita della casa da parte di tante famiglie, di un mondo che ha la necessità di recuperare in fretta la serenità annegata in un fiume o in un torrente esondato? Anche il calcio deve fare i conti col cambiamento climatico, con chicchi di grandine grossi come palline da ping pong, con trombe d’aria che suonano la loro devastazione tre, quattro, addirittura cinque volte l’anno, con piogge torrenziali che nemmeno in Malesia e Thailandia. La Lega dovrebbe prepararsi all’emergenza, essere pronta. Meno partite, ma migliori.
Lo scrivo non perché Bologna è la mia città: anticipai mesi fa il problema dei calendari impossibili e adesso insisto perché ne ho le palle piene dell’indifferenza di chi governa il calcio nazionale e internazionale pensando solo alla moltiplicazione dei pani (milioni) e dei pesci (voti, politica).
L’andata di Bologna-Milan si può recuperare solo a fine febbraio, a girone di ritorno iniziato? E allora? C’è il timore di rendere irregolare il campionato? Perché, è forse regolare - in assenza di scontri o squalifiche - giocare a porte chiuse una partita inizialmente programmata col pubblico? Atalanta-Fiorentina non si disputò a giugno, a campionato concluso sempre per ragioni identiche?
Ieri Bruno Bartolozzi ha chiarito la posizione del giornale, mi accodo sottolineando che ho apprezzato il comportamento del Bologna quando ha rifiutato lo spostamento in altra sede: il club rappresenta la città, la sua gente ed è giusto che si assuma la responsabilità di tutelarne la dignità.
PS. Il Bologna e i suoi tifosi avrebbero affrontato volentieri il Milan senza Theo, né Reijnders, squalificati. Una prova? Questo il commento di Andrea Mingardi alla notizia dei rinvio: «Porca tr...».

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA