Totti, Del Piero e Maldini: le bandiere ammainate che fanno male al calcio

Francesco dice il vero: "Io, Alex e Paolo siamo fuori perché siamo ingombranti, competenti e pure importanti". Invece, Roma, Juve e Milan avrebbero certamente bisogno di loro
Xavier Jacobelli
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Fra realismo e schiettezza, malinconia e amarezza, inducono a riflettere le parole che Francesco Totti ha pronunciato nell'intervista rilasciata a Sky Sport, confessando quanto gli manchi il mondo che gli è appartenuto per un quarto di secolo. "Perché io, Maldini e Del Piero siamo fuori dal calcio? Perché diventi ingombrante, un nome importante offusca tutto il resto. Questo succede se sei una persona competente e pure importante. Evidentemente, poiché non veniamo presi in considerazione, gli obiettivi e i pensieri di chi dovrebbe farlo sono altri". Significativa la digressione sulla Roma, della quale il Capitano è stato, è e sarà per sempre il simbolo assoluto, sebbene i Friedkin non abbianopreso in considerazione la prospettiva del suo ritorno in società che farebbe impazzire il popolo romanista. "Se n'è parlato tanto, poi vai a spremere il limone ed esce poco o nulla. Nessuno mi ha mai chiamato". Si aspettava di essere chiamato? "No. Ma siamo tutti felici, sia io sia i Friedkin. Forse i tifosi un po' meno...". Francesco ha detto il vero e pensare che ci guadagnerebbe senz'altro, la Roma con lui. Come la Juve con Del Piero e il Milan con Maldini, bruscamente messo alla porta dopo avere costruito con Massara la squadra del diciannovesimo scudetto, a undici anni di distanza dal diciottesimo e del ritorno in Champions League, lasciandosi alle spalle sette anni di assenza. Carisma, esperienza, competenza, considerazione e rispetto dei tifosi: il mix ideale delle Bandiere che, invece, sono state ammainate da chi non ha capito come, al contrario, se sventolassero farebbero un gran bene ai titolari dei pennoni. Lo confermano le osservazioni di Totti in chiave giallorossa: "Quando si parla della Roma, io mi emoziono sempre. È una cosa istintiva. Sono contento perché ho messo la Roma davanti a tutto e a tutti; i tifosi per me sono qualcosa di grande e di diverso da tutto il resto". Se il Numero Dieci fosse a Trigoria, la prima regola che imporrebbe sarebbe la chiarezza nella gestione dei giocatori: "Se esci allo scoperto dicendo la verità alla gente, tutto diventa più semplice. Se nascondi ciò che c’è dentro Trigoria, diventa più complicato per tutti, sia per chi ci lavora sia per chi spera in un’annata da grande Roma. Bisogna essere obiettivi: i tifosi della Roma vogliono questo. Diciamo che, in ultima analisi, dopo tutti i casini successi, hanno iniziato a mischiare un po' tutto Vediamo adesso se hanno avuto ragione o meno, speriamo di sì. Adesso sta a De Rossi trovare il modulo migliore, recuperare la condizione di tanti giocatori. Tanto poi, alla fine conta il campo e lì arriverà la risposta migliore”. Con De Rossi, ha confidato Francesco, il dialogo è costante, come lo scambio di consigli e di informazioni perché prima viene la Roma che sta "davanti a tutto e a tutti". Altro che Bandiera ingombrante.


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