Milan, la mano di Fonseca

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Milan, la mano di Fonseca© ANSA
Ivan Zazzaroni
3 min

Si è vista la mano di Fonseca, questo è fuor di dubbio: la rinuncia per una settantina di minuti a Leao e Theo in una partita nient’affatto scontata ha ridotto sensibilmente le distanze tecniche e fisiche tra le squadre, al punto che la Lazio ha giocato meglio, con più coraggio e lucidità, e avrebbe meritato di vincere. Il calcio sa essere bastardo, purtroppo, e il gol di Leao subito dopo l’ingresso in campo ha sublimato l’errore esiziale, se si considerano il momento e la classifica; errore condiviso - immagino - con la società.
Quella che nasceva come battuta si sta trasformando in un sospetto: pur se con i necessari distinguo, la genesi e la prima fase della gestione Fonseca ricordano tanto quelle di Rudi Garcia a Napoli, proprio un anno fa. Entrambi seconde o terze scelte del club, entrambi con una gran voglia di incidere in fretta - naturale, essendo dei professionisti di livello -, entrambi con il supporto (e alcune riserve) di un management fin troppo muscolare.
Le analogie? Prima cosa, l’azzeramento delle gerarchie; seconda, il tentativo di mandare dei segnali forti e chiari alle prime firme - da Kvara e Osi allora a Leao e Theo oggi.
Il risultato è stato un Milan assai lontano dalle proprie aspirazioni (il bel gioco): le cose semplici sono le migliori, per le rivoluzioni c’è sempre tempo.
La Lazio, dicevo, ha fatto alcune cose buone e altre ottime. Il punto è uno solo: qual è il suo obiettivo stagionale? È necessario capirlo, o saperlo, perché è da qui che parte tutto. Ci sono almeno cinque squadre realisticamente inavvicinabili: Inter, Napoli, Juve, Milan e Atalanta. La Roma ha più qualità e ha fatto più mercato, Fiorentina, Bologna e Torino si possono invece mettere sulla stessa linea della squadra di Baroni. Che ieri ha giocato particolarmente bene un tempo, il secondo, quando il tecnico l’ha corretta inserendo Isaksen e Marusic per Tchaouna e Lazzari, francamente impalpabili. Mi è piaciuto tanto l’atteggiamento, ammirevole l’impegno e interessante la ripresa di Nuno Tavares. Sono inoltre convinto che la coppia Castellanos-Dia sia in grado di dare belle soddisfazioni.

Il Bologna da Champions era quello dell’anno scorso

Mi concedo giusto due parole sulla squadra del cuore. Due punti su nove, l’anno scorso erano il doppio. Ma non è questo che spaventa. Motta allenava un Bologna più qualitativo che avrebbe potuto far bene anche nelle otto sfide europee. Pochi schiaffoni, please. Questo consegnato a Italiano non mi sembra sufficientemente attrezzato. Giocatori come Zirkzee, Calafiori, Saelemaekers e Ferguson - l’unico infortunato e quindi recuperabile - non sono riproducibili nel breve periodo: non è un caso che siano finiti allo United, all’Arsenal e alla Roma.
Cinque sono i mesi che questo Bologna trascorrerà giocando tre volte in 7, 8 giorni, più la coppa Italia: se va male, va malissimo. I precedenti non mancano. Da estimatore di Sartori spero di sbagliarmi. Di sicuro Italiano dovrà impegnarsi il triplo.





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