Questa è sempre grande Inter. Questa non può essere l'Atalanta

La straripante prova di forza dei campioni d'Italia ha spazzato via l'irriconoscibile Dea. Inzaghi esaltato da Thuram e da una pimpante condizione collettiva. Gasp senza difesa (7 gol presi in 2 gare), ma soprattutto deve ritrovare lo spirito di Dublino: c'è molto da lavorare
Questa è sempre grande Inter. Questa non può essere l'Atalanta© Inter via Getty Images
Xavier Jacobelli
3 min

Una severa lezione di calcio impartita a un'irriconoscibile Atalanta, alla quale è andata pure bene perché di gol a San Siro poteva prenderne anche sette o otto e non avrebbe avuto niente niente da ridire; una spettacolare dimostrazione di forza dei nerazzurri inzaghiani, per avvisare la concorrenza che i campioni d'Italia sono loro e tali intendono rimanere a lungo; la conferma, semmai ce ne fosse stato bisogno, che questa, da subito, è sempre una grande Inter. L'ha esaltata Thuram, in travolgente stato di grazia, con Barella che segna gol d'antologia, la difesa impermeabile, il centrocampo che morde le caviglie altrui e Lautaro che mette spavento anche quando non segna. Dall'altra parte, un disastro totale, da lasciare sgomenti in tribuna Antonio e Luca Percassi, firmatari della più massiccia e costosa campagna di rafforzamento della squadra mai condotta prima nell'ultracentenaria storia della Dea. Sia chiaro: le assenze non sono un'attenuante generica, ma concreta per Gasp.

Tuttavia, non possono essere un alibi per giustificare la squadra senz'anima, senza orgoglio, senza lo spirito di Dublino che il 22 maggio scorso fu alla base della storica conquista dell'Europa League. In campo al Meazza dal primo minuto sono andati sette undicesimi dell'Atalanta grande protagonista dell'ultima stagione e i nuovi al loro fianco si chiamano Samardzic, nazionale serbo; gli azzurri Bellanova, Retegui (3 gol nelle prime due partite) e Brescianini, fresco di prima convocazione in Nazionale. Certo, nessuno sottace quanto Zingonia sia un cantiere aperto come del resto lo sono tutti gli altri, tranne la Pinetina. Però, se prendi 7 gol in 2 gare, di cui gli ultimi due 4 in 53 minuti e gli ultimi due degli ultimi quattro sono il manifesto di deconcentrazione e gambe molli, capisci come Gasp abbia molto lavoro da fare, a cominciare dall'inserimento rapido di Kossounou, del quale la retroguardia ha gran bisogno.

Il mercato finalmente si è chiuso, esercitazioni dialettiche non ce ne sono più e, fortuna dei bergamaschi, la prima sosta arriva a proposito: per rialzarsi dopo avere preso una mazzata da rintronare la testa, per ritrovare umiltà, determinazione, per ricominciare a pedalare. Problemi che non ha certo Inzaghi, autentico tabù di Gasperini (sesta sconfitta di fila e la miseria di 2 pareggi: mai una gioia per Gian Piero da quando il Piacentino allena l'Inter). L'orgoglio di Simone per lo show contro i campioni dell'ultima Europa League è legittimo: la prova dei suoi è stata sontuosa, è finita 4-0 come sei mesi fa, quando spianò la strada verso la seconda stella. Occhio perché, così com'è ora, quest'Inter parte fuori concorso.


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