Fifa e Uefa rallentano l’autonomia della A, ma c’è un varco

L'approvazione dell'emendamento Mulè cambia lo scenario: resta lo scontro sul testo, pur modificato
Fifa e Uefa rallentano l’autonomia della A, ma c’è un varco© Getty Images
Giorgio Marota
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ROMA - "Siamo obbligati a intervenire per difendere i principi e i valori dello sport". La giornata in cui l’emendamento Mulè sull’autonomia della Serie A, pur se revisionato e ammorbidito, ha oltrepassato lo scoglio della Commissione Cultura di Montecitorio, era cominciata con un’invettiva di Uefa e Fifa dai toni apocalittici. Le massime organizzazioni del calcio internazionale si erano infatti scagliate contro il governo italiano, scrivendo una lettera congiunta indirizzata alla Federcalcio affinché potesse giungere fino a Palazzo Chigi proprio a poche ore dall’esame del testo. Lo stesso decreto che aveva già allarmato Nyon e Zurigo nei giorni della nuova commissione indipendente per la vigilanza dei conti dei club è tornato quindi a creare forti fibrillazioni all’interno del sistema. 

L'allarme

Solo che stavolta Uefa e Fifa si sono spinte fino alla minaccia di sanzioni nel caso in cui lo scisma tra la Serie A e la Figc fosse andato davvero in porto: "Eventuale sospensione della Figc", questo l’avviso ai naviganti per intendere che i club italiani avrebbero rischiato l’esclusione dalle coppe europee e la Nazionale addirittura di partecipare ai tornei internazionali. Tutto questo, tra l’altro, "renderebbe incompatibile l’Italia quale Paese co-ospitante dell’Europeo 2032", la mazzata finale.  Per l’Italia, impantanata nella burocrazia degli stadi da ammodernare, già incombe la scadenza al 2026 per la scelta delle città ospitanti e un’altra possibile grana ha fatto tremare ieri sia Gravina sia il presidente del Coni, Malagò. Che poi la Fifa arrivi a paventare la cancellazione di un grande evento in Italia dopo aver chiuso entrambi gli occhi sulle palesi violazioni dei diritti umani in Russia e in Qatar, Paesi organizzatori degli ultimi due Mondiali, questa è un’altra storia. 

Il cambio

Il testo è passato poco prima delle ore 21 con una serie di modifiche sostanziali, citando il "rispetto degli statuti della federazione" e parlando di "equa rappresentanza" che tenga conto "anche del contributo economico apportato al relativo sistema sportivo". È ben diverso dalla prima versione, nella quale si riconosceva alla componente con il maggiore gettito economico (quindi la Serie A) un potere di veto sulle delibere federali che la riguardassero proprio in virtù del ruolo di confindustria del pallone. Sparisce, come previsto, anche la parte del testo che portava direttamente al Tar i ricorsi delle leghe contro Figc e Coni. Se sulla sponda federale c’è chi parla già di montagna che ha partorito un topolino, oltre che di fallimento dello studio portato avanti per mesi da una commissione di saggi che avrebbe trovato una sponda nella politica grazie al senatore Lotito; la Lega ha viceversa esultato: "L’approvazione darà maggiore rappresentatività alla Serie A nel sistema federale - ha detto il presidente Casini - ed è un primo traguardo importante. Viene infatti affermato un principio cardine delle democrazie contemporanee, quello della no taxation without representation". Tradotto: nessuna tassazione senza rappresentanza, come recitava lo slogan delle colonie americane contro la Gran Bretagna ai tempi della rivoluzione. "Avremo finalmente un ruolo adeguato rispetto al sostegno economico che forniamo", ha aggiunto. 

L'iter

La norma dovrà ora seguire un iter complesso per ricalibrare i pesi all’interno della Federcalcio avendo la Serie A solo il 12% contro il 17% della Lega Pro, il 20% dei calciatori e il 34% dei dilettanti. Potrebbe però essere questa la direzione da seguire e lo stesso presidente della Figc si è detto disponibile ad aprire una discussione. Una scissione, però, non sarebbe stata accettata. La nuova versione dovrebbe in qualsiasi caso placare l’ira di Uefa e Fifa che gridavano "all’indebita influenza in netto contrasto con i principi fondati sull’autonomia nati per interessi particolari guidati dalle componenti più potenti". "Per il calcio italiano inizia una nuova era" ha esultato il promotore Mulè, mentre il ministro Abodi, che aveva favorito la prima riformulazione, ha detto che "adesso sarà più facile per la federazione trovare una soluzione equilibrata e di buonsenso al tema e anche alle altre grandi questioni che non hanno trovato risposte e soluzioni in questi anni". Il Mef ha voluto inserire nell’emendamento anche un comma relativo ai debiti da pagare prima delle iscrizioni: gli effetti di questa novità andranno valutati nelle prossime settimane. 


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