1° luglio, abolizione del vincolo. E sul calcio italiano arriverà la tempesta

L'entrata in vigore della norma, figlia della presunta riforma dello sport, infligge una mazzata ai vivai italiani, saccheggiabili dai club stranieri e causa danni devastanti ai club che investono nei vivai. Il disastro doveva essere evitato dal governo: e meno male che voleva proteggere i giovani talenti abolendo il Decreto Crescita
1° luglio, abolizione del vincolo. E sul calcio italiano arriverà la tempesta© AFP
Xavier Jacobelli
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A lanciare l'allarme, non casualmente nei giorni del trionfo di Dublino, era stato Luca Percassi, amministratore delegato dell'Atalanta, una delle società maggiormente dedite al settore giovanile, con una storia di talenti eccezionali, dal capofila Gaetano Scirea negli Anni Settanta sino a Carnesecchi, Ruggeri, Scalvini e Zappacosta, trionfatori dell'Europa League 2024: "La nostra principale preoccupazione è che l'abolizione del vincolo nel settore giovanile creerà un danno incredibile. Il Governo aveva promesso di occuparsi della questione, ma finora non ha risolto nulla. Questo lascia tutte le società, inclusa la nostra, in una situazione di grande incertezza. Per club come l'Atalanta, che investono molto nel settore giovanile, il rischio è enorme. Abbiamo sempre puntato sui giovani, molti dei quali sono arrivati in prima squadra e continueranno a farlo. Ma senza una regolamentazione chiara, diventa difficile proteggere questi investimenti e garantire la crescita del vivaio". Era il 25 maggio. Il 18 giugno, in audizione alla Camera, Gabriele Gravina ha rincarato la dose: "L'abolizione del vincolo dopo il 30 giugno genererà un disastro nel sistema dei vivai nazionali. Per esempio, i nostri giovani vincitori del campionato Europeo Under 17 saranno tutti svincolati: questo vuol dire che molte società straniere, una su tutte il Bayern, ci porteranno via i gioielli arrecando un danno incredibile ai vivai italiani. Abbiamo ricevuto richieste da parte delle società di non rendere più obbligatorie le competizioni giovanili, perché sono una vetrina di calciatori. Vuol dire lavorare con sacrificio solo a vantaggio di altre società, le quali non aspettano altro che ingaggiare a costo zero il calciatore di talento".

Abolizione del vincolo: cosa cambia

Per chi, nel Palazzo della politica non avesse ancora capito quale danno devastante causerà la mazzata ai vivai italiani, saccheggiabili senza colpo ferire dalla concorrenza estera, il decreto legislativo 36/2021 ha stabilito la nascita della nuova figura del "lavoratore sportivo", abolendo il vincolo sportivo". I "giovani di serie" che si accordavano con le società, dilettantistiche e professionistiche a partire dal 14° anno di età, obbligatoriamente restavano legati sino al 19° anno d’età. Abolendo il vincolo, dal 1° luglio i calciatori saranno legati al club solo per due stagioni sportive se saranno diventati "giovani di serie prima del compimento dei 15 anni; negli altri casi saranno liberi di lasciare le società dopo una sola stagione sportiva, a meno che non sottoscrivano un contratto di apprendistato fino al massimo di tre stagioni, a carico della società". Tradotto in soldoni: 1) il club spende e investe in uomini e in formazione, cresce in casa un talento che può diventare un campione, ma non ha più la certezza che rimanga sino ai 19 anni, magari realizzando anche una vantaggiosa operazione di mercato in caso di cessione; 2) l'obbligatorietà di stipulare sempre e comunque un contratto, al compimento dei 16 anni, diventa un costo aggiuntivo per il club medesimo. Alla luce di quanto sopra, la domanda zaloniana sorge spontanea: ma sono del mestiere questi che nel Palazzo hanno avuto una tale alzata d'ingegno? Forse sono gli stessi che ogni due per tre si stracciano le vesti "perché nel calcio italiano ci sono troppi stranieri e non ci sono più i Maldini, i Totti, i Del Piero di una volta". Balla spaziale, visto che l'Italia è campione d'Europa Under 17, Under 19 e vicecampione del mondo Under 20. Sono del mestiere quelli che, abolendo il Decreto Crescita, hanno detto di averlo fatto per favorire i settori giovanili, revocando le agevolazioni fiscali per attrarre i campioni in Serie A? Sia come sia, dal 1° luglio sul calcio italiano arriverà la tempesta. Ma nel Palazzo dormono.


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