Il pareggio di Napoli e Milan contiene per entrambi un rischio. Quello di rinviare una riflessione su un’incompiutezza che riguarda in modo diverso, ma con la stessa urgenza, azzurri e rossoneri, e che Garcia e Pioli non possono più ignorare. Le squadre più talentuose del campionato sono anche le più fragili. Il Milan perché si trascina da tempo un’immaturità che, anche al Maradona, gli è stata fatale. Impedendogli di gestire il doppio vantaggio con una disposizione difensiva più ordinata e un uso del possesso palla più accorto, come certamente l’Inter di Inzaghi avrebbe saputo fare. Il Napoli perché il possesso palla l’ha ormai perduto e non fa nulla per recuperarlo. Che vuol dire non avere strategie per uscire dal pressing avversario con geometrie, smarcamenti e tocchi di prima intenzione collaudati. Quelli di Spalletti, per intenderci. Questa incapacità ha un prezzo. Quello di subire l’offensiva degli avversari con una difesa inadeguata. Non solo per la condizione imbarazzante di Rrahmani, ma per l’incertezza tattica di Natan. S’è visto non solo sui due gol di Giroud, ma in molte altre occasioni, in cui la palla ha viaggiato pericolosamente davanti a Meret portando letteralmente a zonzo i due centrali azzurri.
Se poi non è finita quattro a zero, è proprio per quell’irredimibile immaturità che fa del Milan di Pioli un’eterna adolescente. In queste condizioni il Napoli non può permettersi di giocare in difesa. E stavolta lo ha capito anche Garcia, che nel secondo tempo ha osato con un quattro-due-tre-uno risultato decisivo. Finché il Napoli non recupera i suoi fraseggi che lo fanno padrone del campo, è meglio rischiare piuttosto che proteggersi. Perché la linea di protezione ha troppi buchi. Ci si è messo anche Meret a mostrarli, facendosi trovare drammaticamente privo di riflessi sul primo dei due colpi di testa del centravanti francese, una palla appena spizzata e neanche angolata che non sarebbe mai dovuta entrare in porta. Per il portiere azzurro è un segnale di involuzione che non induce all’ottimismo. La salute di Garcia è tutta nelle gambe dei due esterni, Politano e Kvara che, rischiando il più possibile sull’uno contro uno, hanno aperto corridoi in cui la manovra azzurra è sfuggita all’assedio del Milan e ha potuto distendersi. Il gol di Politano, un prodigio tecnico e balistico da vero fuoriclasse, nasce però da uno schema spallettiano che andrebbe incentivato. Quello che vede l’ala azzurra invertirsi nelle posizioni e nelle giocate con Di Lorenzo.
Purtroppo non ci sono le condizioni per replicare questo gioco sull’altra fascia, consentendo a Kvara di triangolare e liberarsi al tiro nelle sue sgroppate, magari chiedendo a Raspadori di venirgli incontro, anziché prendere posto al centro dell’area. Questo per dire che il due a due è per Napoli e Milan l’analgesico contro il sintomo, non la cura della malattia. Che non è grave, ma certamente è seria. Vale per Pioli e vale per Garcia. Senza la soluzione di queste contraddizioni, le loro squadre sono destinate a lasciare per strada ancora molti punti. Offrendo il campo libero a Juve e Inter, fin qui più concrete. Però non dipende tutto dagli allenatori. Che non stanno in campo. E, più di tutto, maneggiano il materiale umano che si trovano per le mani. Gennaio non è lontano e di questi tempi anche un saldo di mezza stagione può risultare decisivo. Nei mercati dell’usato talvolta si trovano gioielli. Se si ha occhi per scegliere.